Venerdi 16 aprile presso la sala del Consiglio Provinciale di è stato presentato il “Focus sulle tariffe del Servizio Idrico Integrato”, del progetto dell’Agenzia Umbria Ricerche intitolato “Osservatorio Tariffe e Tributi Locali”. L’Osservatorio ha messo in evidenza come le tariffe dei Servizi Idrici Integrati nei comuni dei quattro Ambiti Territoriali Ottimali umbri, siano aumentate cosi
ATI 1 e 2
5% nel 2008
20% periodo 2005/2008
ATI 3 Foligno
7% nel 2008
23,2%periodo 2005/2008
ATI 4 Terni
7-9% nel 2008
dal 58,3 al 63,1 % periodo 2005/2008
Questo è il prezzo di un diritto umano fondamentale e del “monopolio naturale” delle reti idriche, costruite nel tempo dai Comuni a spese dei cittadini. Ricordiamo poi che nel 2009 le tariffe dell’ATI 3 Foligno, sono aumentate del 10% a causa della “bancabilità”, cioè della capacità di queste di poter rimborsare un prestito ottenuto dal gestore col sistema del project financing e aumenteranno ancora in funzione degli interessi che dovranno essere pagati alla finanziaria.
Qui troviamo la prima contraddizione: il termine “diritto” sicuramente non può andare d’accordo con il termine “prezzo”, “mercato”, “globalizzazione economica” e “competitività”, termini invece regolarmente usati dal Presidente di Umbra Acque SpA, o il Presidente dell’ATI 3. Ed è anche chiaro perché queste persone non sono d’accordo con la ripubblicizzazione del servizio idrico, visto che vogliono perseguire logiche di profitto!
L’Umbria è la terza regione più cara d’Italia in termini di tariffe idriche, lo hanno dichiarato numerose riviste specializzate di settore. Ma la legge Galli prevedeva che gli aumenti delle tariffe dovevano essere motivati, per esempio dall’inflazione o da investimenti.
Mentre invece tutte le opere sul servizio idrico degli ultimi anni sono state eseguite con finanziamenti del CIPE, della Comunità Europea e della Regione dell’Umbria (soldi dei cittadini), grazie anche alle varie emergenze idriche.
Lo conferma il Sindaco di Città di Castello, nonche Presidente dell’ANCI Regionale, Fernanda Cecchini nella sua relazione alla conferenza ”e questo ha protetto le tariffe da ulteriori aumenti”.
Allora quale sarà il motivo di tali aumenti? Questo nessuno è riuscito a spiegarlo! L’aumento è dovuto semplicemente alla remunerazione del capitale investito dalle SPA private, come prevede il decreto ambientale, infatti quale privato investirebbe in un settore economico se non fosse sicuro di fare profitto? Quindi la famosa efficienza economicità ed efficacia del privato nella gestione dell’acqua si riduce a:
-aumenti delle tariffe
-diminuzione degli investimenti (infatti questi arrivano solo da soldi pubblici) con la conseguenza di un aumento delle reti colabrodo
-diminuzione della qualità del servizio e della tutela dei lavoratori.
Queste sono le regole di una gestione privata e le condizioni sono destinate a peggiorare. La ricerca dell’AUR ne è la dimostrazione. Tornare ad una gestione del servizio idrico pubblica e partecipata è possibile oggi in Umbria senza costi. Il decreto Ronchi prevede la fine degli affidamenti ad aziende in House e ad aziende dove sia stata espletata la gara solo per la quota privata entro il 31/12/2011. Le aziende di gestione del servizio idrico in Umbria si trovano in questa condizione, quindi dovranno adeguarsi e li decidere se mantenere la rotta della privatizzazione o cambiarla verso una gestione pubblica e partecipata da utenti e lavoratori. In questo periodo di crisi, ripubblicizzare è un segno di civiltà e di riappropriazione sociale dei beni comuni.
Oltre a firmare per i referendum nazionali che aboliscono tutta la normativa esistente che privatizza l’acqua, vogliamo che i nostri comuni si assumino la responsabilità del nostro futuro e inizino il percorso della ripubblicizzazione con la modifica degli statuti!
ACQUA PUBBLICA SUBITO!