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Qualità dell’acqua: “ad oggi non tutti i parametri sono analizzati sistematicamente da Umbra-Acque”

Da una lettera del Prof. Marco Mamone Capria dell’Università di Perugia:

il 19 luglio sono riuscito finalmente a ricevere un rapporto completo, risalente al 10 febbraio scorso, sull’acqua di una fontanella del mio quartiere di residenza a Perugia (Ferro di Cavallo). Il responsabile dell’«Unità Organizzativa Esercizio – Settore Controllo Qualità Acque» di Umbra Acque, Roberto Ferramosche Betti, ha accompagnato l’invio con la seguente lettera (corsivo mio):

«Egr. sig. Marco Mamone Capria,

come indicato ed allegato nella precedente mail, il referto analitico allegato è relativo all’analisi completa dei parametri che analizza Umbra Acque; i parametri che Lei indica [cioè: acrilammide, antimonio, boro, cadmio, cromo, rame, cianuro, piombo, mercurio, nichel, selenio, vanadio, Nota di MMC], a completezza di quelli recitati dal D. Lgs. 31/01, ad oggi non sono analizzati in maniera sistematica su tutti i punti prelievo di Umbra Acque.

Tali parametri vengono comunque effettuati (come specifica il decreto prima menzionato all’art. 8) dall’organo di controllo competente Azienda USL n. 2 del Perugino, mi sono permesso di procurarmi i dati di Suo interesse, dalla USL 2 Dip. di Prevenzione – Servizio Igiene e Sanità Pubblica, che allego nella presente mail.

Cordiali saluti»

Così, dopo 20 giorni di corrispondenza (cortese da entrambe le parti), sono riuscito ad avere i dati che mi interessavano. Metto in evidenza gli aspetti seguenti:

– Le analisi dell’acqua dell’acquedotto non sono effettuate in maniera completa da Umbra Acque, (il DLgs 31/2001 all’art. 6 recita: «I controlli interni [cioè del gestore] ed esterni [cioè dell’Azienda USL] di cui agli articoli 7 e 8 [sono] intesi a garantire che le acque destinate al consumo umano soddisfino, nei punti indicati nell’articolo 5, comma 1, i requisiti del presente decreto […]»: questa formulazione non sembra esentare il gestore dall’effettuare analisi complete).

– I dati messi a disposizione dei cittadini sul sito di Umbra Acque (http://www.umbraacque.eu/Mediacenter/FE/CategoriaMedia.aspx?idc=93&explicit=SI&codicecomune=c_perugia ) costituiscono una “versione ridotta” anche rispetto alle analisi effettuate da Umbra Acque, e  che comprendono (ma sul sito non si trovano) anche i valori di benzene, 1,2 dicloroetano, tetracloroetilene, tricloroetilene, trialometani, arsenico ecc.

Peggio ancora, i dati messi a disposizione sul sito di Umbra Acque sono non quelli delle analisi più recenti, ma il “valore medio rilevato” (o, come scrivono loro «Valore Medio Rilevato»), senza che sia scritto su quale arco temporale la media è effettuata; su mia esplicita domanda, mi è stato detto che si tratta dei valori medi nel corso del 2009, sicuramente un dato del tutto insufficiente per avere un controllo su che cosa un utente sta bevendo adesso.

– L’Azienda USL fa eseguire dall’ARPA Umbria i controlli di verifica (come previsto dall’art. 8, c. 7), ma non li pubblica sul suo sito (il cui motore di ricerca nemmeno prevede una risposta a “analisi acqua” e la ricerca “acqua” dà due sole risposte: soccorso in acqua al Lago Trasimeno e zanzara tigre), né lo fa l’ARPA stessa (vedere la sezione dedicata all’acqua:

http://www.arpa.umbria.it/canale.asp?id=755 ).

-In base all’art. 8 del citato decreto, all’AUSL competono anche verifiche degli «impianti di distribuzione domestici» e si assegna al gestore l’adozione di «misure appropriate per eliminare il rischio che le acque non rispettino i valori di parametro dopo la fornitura» (art. 5, c. 3), ed  al «titolare e  responsabile della gestione dell’edificio o della struttura» il compito di «assicurare che i valori di parametro fissati nell’allegato I, rispettati nel punto di consegna [cioè a livello del contatore dell’acqua] siano mantenuti nel punto in cui l’acqua fuoriesce dal rubinetto» (art. 5, c. 2). La legge non spiega però se la verifica della qualità dell’acqua «nel punto in cui l’acqua fuoriesce dal rubinetto» sia eseguibile dall’AUSL su semplice richiesta dell’utente. Questa è ovviamente una questione importante.

Il quadro sopra delineato mi sembra caratterizzato da un’elevata reticenza e non trasparenza da parte delle autorità preposte alla tutela di quel bene comune che è l’acqua.

In particolare il cittadino non ha modo di sapere, attraverso una visita ai siti istituzionali (tra cui quello della Regione Umbria, http://sanita.regione.umbria.it/canale.asp) che la Regione Umbria – insieme alle province autonome di Trento e Bolzano, e alle Regioni Campania, Lazio, Lombardia e Toscana – ha fatto richiesta per due trienni successivi di deroghe per arsenico, boro e fluoruro, e che il ministro Fazio in data 30 dicembre 2009 (il giorno prima della scadenza del secondo triennio) ha firmato una ordinanza indirizzata alla Commissione Europea per ottenere una terza deroga.

Questa è stata accordata a maggioranza il 16 aprile 2010 dallo Scientific Committee on Health and Environmental Risks (SCHER) (“Derogation on the Drinking Water Directive 98/83/EC”).

In effetti 2 dei 6 membri hanno formulato un parere di minoranza per quanto riguarda l’arsenico (che dalla deroga riceve per un altro triennio l’innalzamento del valore massimo da 10 µg/l a 50 µg/l), sottolineando che il comitato non aveva preso in esame i dati sull’esposizione complessiva all’arsenico di bambini da 0 a 18 anni, per i quali il suddetto innalzamento presenta rischi considerevoli. Ricordo che i composti di arsenico inorganico (quelli appunto dell’acqua potabile, che in Italia derivano soprattutto dalle caratteristiche geologiche della fonte di prelievo) sono classificati dalla IARC come cancerogeni sugli umani (vescica, polmone, pelle), e che si prevede che il livello massimo attuale di 10 µg/l sarà abbassato nelle prossime linee guida a 5 µg/l.

Ora, dalla mia ricerca citata all’inizio sono venuto a sapere che l’acqua del mio quartiere aveva nel gennaio scorso una concentrazione di arsenico di 0,12 ±0,04 µg/l, quindi per fortuna non abito nell’area geografica per la quale è stata richiesta la deroga. (Non mi trattengo qui sulle molte altre utili informazioni ricavate dall’esame del rapporto completo). Ma quali sono i comuni e/o i quartieri che hanno avuto bisogno della deroga? Ad oggi, non sono riuscito a trovare questa informazione, il che mi fa pensare che la stragrande maggioranza dei cittadini direttamente interessati dal provvedimento non ne abbia alcuna consapevolezza.

In conclusione suggerisco le seguenti semplici proposte:

1) le più recenti analisi dell’acqua potabile eseguite dall’ARPA, quartiere per quartiere, devono essere messe in rete e accessibili a tutti gli utenti;

2) l’esistenza di deroghe alla normativa sull’acqua potabile deve essere resa di pubblico dominio attraverso un sito regionale dedicato allo “stato di salute” dell’acqua, che spieghi anche quali misure sono state prese per evitare che la richiesta in successione di nuove deroghe trasformi l’illegalità in “legge di fatto”;

3) deve essere possibile al cittadino  accedere a un servizio di analisi complete dell’acqua del suo rubinetto a un prezzo politico.

Ritengo che queste proposte dovrebbero essere avanzate e realizzate contemporaneamente alla lotta contro la privatizzazione dell’acqua. “Acqua bene comune” significa anche trasparenza nella comunicazione su ciò che si invita i cittadini a bere.

Posted in ACQUA SALUTE E AMBIENTE.