Il comune di Terni infatti, ha venduto ad Umbriadue Scarl, del gruppo ACEA, la quota della Società Consortile S.I.I. (Servizio Idrico Integrato) posseduta da ASM, l’azienda municipale ternana che gestisce i servizi pubblici locali (illuminazione, rifiuti, acqua ma anche energia elettrica).
La vendita di questa quota pubblica va incontro ad uno specifico obiettivo di crescita del patrimonio ed incremento del valore azionario di ACEA spa, ricordiamo partecipata da SUEZ, sul settore idrico, oggi di importanza strategica per i profitti di multinazionali e finanziarie, grazie ai programmi di investimenti pubblici ed alle entrate derivanti dalle tariffe sempre più alte che i cittadini sono costretti a pagare per un bene essenziale alla vita.
Nel mentre favorisce gli interessi del socio privato, la vendita in questione, liquida di fatto una parte del suo patrimonio pubblico comunale per circa 6 milioni di euro, con l’apparente guadagno di non versare alla S.I.I. circa la stessa somma (comune e ASM) a titolo di “contributi generici”, come previsto dall’art. 8 dello stauto del S.I.I.
Infatti, in cambio la S.I.I. ha modificato lo statuto, eliminando l’art. 8 in base al quale recentemente aveva chiesto ai soci 16 milioni di euro a titolo di contributi generici, per “errori di pianificazione risalenti al 2006-2010, anche se la S.I.I. non corre rischi di fallimento visto che ha chiuso il bilancio 2019 con un utile di € 3.000.000 ed il bilancio 2018 con un utile di 2.500.000.
E’ stato eliminato anche l’art. 10 dello statuto che riguarda la responsabilità solidale dei soci.
Entrambi probabilmente rappresentano l’ultimo baluardo di una gestione del servizio concepita pubblica, da un consorzio di comuni che volevano condividere spese e problematiche, e che oggi si rivela un utile strumento nelle mani del socio privato ACEA per indebitare i comuni stessi, che al contrario sono creditori per i canoni di concessione delle reti.