
Ad ottobre scorso l’AURI, l’assemblea dei sindaci umbri, ha approvato la programmazione tariffaria del servizio idrico 2024-2029, insieme al piano degli interventi ed al piano economico finanziario.
L’effetto immediato della delibera sono stati gli aumenti tariffari, pari a circa il 16% in due anni (7,7 % nel 2024 e 7,7% nel 2025). Ciò significa che nel 2025, una famiglia di 3 persone spenderà per un consumo di 150 mq circa 550 € mentre l’OMS ha stabilito che dovrebbe essere garantito ad ogni persona il quantitativo minimo vitale di 50 litri/giorno.
Ma a fronte di tali aumenti ci chiediamo come sia andata la gestione, in termini di perdite idriche e investimenti.
Riguardo le perdite idriche, nel 2022 in Umbria, risultano superiori alla media nazionale, (49% rispetto al 42,4% della media italiana). Non si ha comunque un dato certo della differenza tra l’acqua immessa nelle reti idriche e quella fatturata.
Riguardo gli investimenti, confrontando i lavori programmati con quelli realizzati negli anni 2022/2023, emerge che:
– alcuni lavori erano stati già pianificati nei piani tariffari precedenti e altri sembrerebbero realizzati per importi maggiori di quanto programmato. In realtà per il 2023 manca la verifica tecnica da parte dell’AURI;
– per gli interventi programmati negli anni 2020 e 2021 non si ha il consuntivo;
– molti lavori, per diversi milioni di euro, sono stati programmati ma non realizzati.
Riguardo gli investimenti finalizzati alla riduzione delle perdite, nello specifico, sono stati imputati
in tariffa 2022 e 2023:
– la campagna generalizzata di sostituzione dei contatori per circa 2 milioni di €, di cui circa 280.000 non ammortizzati e dismessi;
– lavori di manutenzione delle reti idriche (MS1) programmati per circa € 1.200.000, realizzati per oltre € 7,5 milioni, ma senza specifiche in merito agli acquedotti dei comuni interessati;
– stessa cosa per gli impianti di potabilizzazione e per i serbatoi (MS2), imputati in tariffa per circa 3 milioni di € senza il dettaglio dei comuni interessati;
Così come per gli investimenti destinati alle reti e impianti di fognatura (MS3 circa 2,6 mil. di €) e depurazione (MS4 oltre 5 mil. Di €).
Riguardo i lavori di collegamento della diga del Chiascio con le principali reti idriche della regione, investimento di circa 28 milioni di €, da concludersi nel 2026, finanziato con i fondi PNRR, risulta comunque attribuito in tariffa 2022-2023 per circa 2,8 milioni di €, non ancora del tutto verificati da parte dell’AURI.
Da quanto detto sopra possiamo dedurre che la gestione privata, oltre a estrarre profitto per le tasche dei soci privati di ACEA (la multinazionale SUEZ e Caltagirone) e alla mancata realizzazione di investimenti necessari e programmati nel corso degli anni, mostra una stima dei dati relativi alle perdite idriche, alla valutazione dei lavori in corso per rinnovo di reti idriche, depurazione e fognatura, approssimativa, non specifica e, in attesa delle verifiche tecniche definitive.
A fronte di questo rilanciamo la necessità di una gestione pubblica e partecipata del servizio idrico come venne espresso dai cittadini italiani nel referendum del 2011, per riaffermare che l’acqua è un diritto umano fondamentale e che, preservare la risorsa da sprechi, profitti e inquinamento è oggi indispensabile anche alla luce dei cambiamenti climatici sotto gli occhi di tutti.
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