
Fuori i privati dall’acqua! Lo diciamo da quasi 20 anni di attività sul territorio e in Italia, attraverso una proposta di legge di iniziativa popolare presentata nel 2007, i due referendum del 2011, varie richieste di modifiche di statuti comunali e un’Azione Popolare presentata al Tribunale di Perugia, rigettata per competenza (non certo nel merito), dove abbiamo esposto dettagliatamente le motivazioni del mancato rispetto della Convenzione per l’affidamento Servizio Idrico Integrato, rilevando la mancata realizzazione degli investimenti programmati nel corso degli anni da parte del gestore privato Umbra Acque spa, partecipato da ACEA spa, quindi dalla multinazionale SUEZ e Caltagirone che dettano le linee della gestione.
Ed ora i nodi vengono al pettine!
Uno arriva proprio con la scadenza della concessione di Bagnara, comune di Nocera, che rifornisce in gran parte l’acquedotto del territorio di Perugia e provincia. Nodo che riaccende appunto la guerra dell’acqua tra cittadini e amministrazioni (regione e comuni) di fronte alla necessità di alimentare il fabbisogno idrico della popolazione e l’esigenza di salvaguardare il fiume e la risorsa idrica.
Attualmente il 50% dell’acqua, viene “dispersa”, giustamente sostengono a Nocera Umbra, il problema è alla sorgente, dove il limite dei prelievi è stato spesso superato ed il Topino è a rischio secca.
Dall’altra parte l’assessore regionale chiede il rinnovo della concessione promettendo un prelievo consapevole in attesa di trovare nuovi bacini per soddisfare le esigenze del servizio idrico.
In mezzo a questa guerra i privati coinvolti se ne restano tranquillamente a guardare e a fare profitti!
Riguardo Umbra Acque spa, nel 2024 ha portato a casa quasi 14 milioni di utile al netto delle imposte, aumentando le tariffe del 7,7 % nel 2024 e 2025, mentre sul fronte degli investimenti, per alcuni anni è da verificare la corrispondenza tra quelli programmati e realizzati (approfondimenti 1 Approfondimenti 2)
come abbiamo già rappresentato agli Assessori all’ambiente, regionale e del comune di Perugia.
Non bisogna però dimenticare l’altro grande settore privato dell’acqua che è quello dei prelievi per l’imbottigliamento. In particolare la Rocchetta, che ha le concessioni dalla Regione Umbria per il prelievo delle acque minerali nel territorio del comune di Gualdo Tadino, fa milioni di utili con i prelievi da pozzi che comunque ricadono nel bacino imbrifero dell’appennino centrale.
Una situazione come questa, nella fase di cambiamenti climatici che si stà attraversando, è già esplosiva e la soluzione non può essere la ricerca di nuove bacini idrici, per garantire l’acqua ai cittadini, mentre i privati vengono lasciati liberi di fare profitti!
Al contrario prima di ogni altra cosa è necessario eliminare le perdite e sospendere le concessioni delle acque minerali, per ottenere un vero riequilibrio della risorsa idrica e del territorio.
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