Da pochi giorni il Ministero dell’Ambiente ha deliberato lo stato di emergenza idrica per l’Umbria, come richiesto dalla Regione che a sua volta ha deliberato il proprio Piano. 7,5 milioni di € sono stati stanziati per essere utilizzati con la logica dell’emergenza “velocizzare procedure ed investimenti e quindi fronteggiare più efficacemente la crisi”, afferma soddisfatto l’Assessore Rometti, anche se ciò naturalmente comporterà incarichi diretti, senza gare, minori controlli. I finanziamenti verranno concessi agli ATI e di conseguenza ai loro gestori, società private che hanno esse stesse dichiarato di non aver rispettato i piani d’ambitovedi documento di Umbra Acque nell’assemblea di novembre), e che fanno già pagare agli utenti i costi di perdite pregresse di gestione coperte con mutui ventennali, confermando quello che ormai affermiamo da una vita: il sistema privato dell’in house e quello misto pubblico-privato hanno dimostrato da tempo il loro fallimento! Questa cosa l’hanno capita tutti, sopratutto i cittadini che il 12 e 13 giugno dell’anno scorso hanno votato i referndum contro la privatizzazione dell’acqua. Solo i nostri amministratori non lo vogliono capire, Assessore Rometti in testa, e vanno a rifinanziare chi non rispetta i contratti. Non solo, ma invece di promuovere la ripubblicizzazione del servizio idrico come stabilito dai referendum e dalla recente sentenza della Corte Costituzionale, pianificando l’uscita dei privati dalla gestione, la regione Umbria progetta l’ATI Unico Regionale, eliminando la più immediata possibilità di ripubblicizzazione, cioè quella dell’ATI 3 di Foligno, e, ampliando la torta per ACEA di SUEZ e Caltagirone, che è già presente in Umbra acque e all’interno del SII di Terni e per l’inglese Severn Trend Water del SII di Terni.
Ma per tornare alle necessità impellenti, diversi comuni della Regione sono all’asciutto (Gualdo Cattaneo, Giano dell’Umbria, Foligno, Spoleto e Bevagna, area di Marsciano, Amelia, Arrone, l’area dell’Orvietano, altri comuni della provincia di Terni, i comuni del lago Trasimeno), comprese le città dell’acqua Nocera Umbra e Gualdo Tadino da dove partono i rifornimenti per buona parte della Regione. Molte frazioni dovranno essere rifornite con le autobotti mentre già in alcuni comuni si tagliano le erogazioni di acqua nelle ore notturne. Tra le misure più urgenti per affrontare la siccità, molte sono le ordinanze dei comuni che impediscono o controllano l’irrigazione dei campi e che invitano i cittadini a ridurre il consumo.
Ma mentre l’Umbria è sempre più assetata le multinazionali dell’imbottigliamento continuano a pompare bellamente dal sottosuolo della regione, incrementando nuovi brand e moltiplicando i loro profitti.
ROCCHETTA, la più grande, ma anche Rugiada della S.I.A.MI spa, VIVA, FABIA. Dai dati non aggiornati della Regione risulta che nel 2008 le società Umbre dell’imbottigliamento hanno prelevato dal ”cuore verde” circa 1.223 milioni di litri.
E’ passato un anno dalla sentenza del Consiglio di Stato che sanciva la vittoria del Comitato tutela rio Fergia contro le delibere della Regione Umbria e del comune di Gualdo Tadino che hanno autorizzato la Rocchetta a scavare nuovi pozzi di ricerca di acque minerali nei territori di Gualdo Tadino e Nocera U, sentenza alla quale si è arrivati grazie ad una relazione tecnica dei Professori Tulipano e Sappa dell’Università la Sapienza di Roma che mettevano in guardia le istituzioni sul pericolo di danno ambientale per i prelievi di acque minerali nell’Appennino Centrale. Eppure, ancora oggi, ne la regione dell’Umbria, ne il Comune di Gualdo T., sono stati in grado di arrivare alla chiusura dei pozzi e alla messa in sicurezza delle risorse idriche. E’ così che si fronteggia l’emergenza idrica?