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AGGIORNAMENTI DALL’UMBRIA

Abbiamo appreso dai giornali che il 1 dicembre è stato approvato dal Consiglio Regionale  il “piano regionale di tutela delle acque”.

 

Un piano costruito con dati  esposti nelle tabelle (inquinamento, consumi, portata delle acque, etc.) del 2005, forse perché se fossero stati utilizzati quelli aggiornati si doveva descrivere una situazione delle acque umbre molto più grave e magari allarmante? Un piano dove non vengono riportati i dati dell’inquinamento dovuto alle colture intensive quali ad esempio il tabacco e che, invece, riporta misure di controllo sull’autorizzazione di nuovi allevamenti suinicoli con capacità di stalla superiore a 250 uba,  subordinandola alla verifica di sostenibilità ambientale da parte dei Comuni interessati, con parere obbligatorio delle autorità ambientali competenti (ASL, ARPA, Provincia, ecc), ma con grande sorpresa, proprio per i comuni interessati dagli allevamenti di suini, come Bettona e Costano, sono previste deroghe, secondo il principio “più inquini e meno controlli hai” ad esclusivo interesse degli allevatori! Un piano che non parla del laghetto al cromo VI, altamente cancerogeno, scoperto a Terni proveniente dalla discarica della ThyssenKrupp. La multinazionale  che   incurante della vita dei lavoratori  e della cittadinanza, dal 2008, deve ancora presentare la relazione idrogeologica della vecchia discarica e  un progetto di risanamento dell’area, già dichiarata Sito d’Interesse Nazionale per la reale possibilità di contaminazione da Cromo VI. Un Piano che, nei dati dei valori dei  corpi idrici, nei trattamenti sulla tutela quantitativa, prende in  considerazione esclusivamente le misure di tutela nel settore civile, industriale e agricolo, mentre mancano totalmente i dati sui prelievi delle concessioni per l’imbottigliamento, che in Umbria, in particolare nell’Appennino centrale, stanno prosciuganto  le sorgenti! Dove si parla solo di “contenimento dell’uso civile”, come se i consumi civili  fossero gli unici  responsabili della scarsità dell’acqua e magari della crisi idrica, mentre è ormai noto a tutti che oltre il 90% della risorsa idrica viene consumata dall’agricoltura e dagli allevamenti intensivi e dall’industria! Tutto questo per arrivare a dire cosa? Forse che l’acqua è un bene prezioso? E chi ne ha bisogno lo deve pagare caro per arricchire ACEA, quindi SUEZ e CALTAGIRONE? Anche noi crediamo che sia un bene prezioso, perché indispensabile per la sopravvivenza, e tutti devono averne il diritto di accesso! E’ per questo che ci aspettavamo che fosse ribadito nel piano regionale, che l’acqua è un diritto umano universale e, che, il servizio idrico, fosse dichiarato privo di rilevanza economica, per essere tolto dalla logica del mercato e al profitto delle multinazionali. Tutto questo l’avevamo già comunicato alla commissione regionale nell’ambito del processo di “finta” partecipazione, che questa ha fatto insieme a confindustria, le associazioni degli allevatori e l’ABI (associazione bancaria italiana). Ma naturalmente in questo processo non ha potuto partecipare  nessuno dei  comitati direttamente interessati. Così come non hanno partecipato all’Ultima Assemblea di Ambito Integrato che ha deliberato a proposito del deposito cauzionale l’assurdità di inserirlo per gli utenti morosi e per i nuovi utenti, mettendo una piccola toppa che,  creando discriminazione fra utenti vecchi e nuovi e morosi e non, non affronta il vero problema dell’acqua: le regole di mercato e di profitto dei pochi  che la governano alle spalle degli utenti che si vedono aumentare le tariffe e diminuire la qualità del servizio! Ci è stato detto che certi problemi vanno discussi nelle sedi opportune e solo da chi è stato delegato a farlo. Oggi più che mai noi invece crediamo che  il diritto all’acqua è un problema di democrazia partecipativa e  rivendichiamo  il diritto dei cittadini a partecipare alle scelte che li riguardano! Oggi più che mai gli amministratori devono scegliere se stare dalla parte del profitto e dell’autoritarismo o lasciare spazio alla volontà popolare! Ci attendiamo quindi che il Consiglio Comunale di Perugia sia d’esempio per tutta la Regione Umbria e  voti all’unanimità  la proposta di delibera d’iniziativa popolare presentata da circa 1500 cittadini del comune di Perugia per la ripubblicizzazione partecipata dell’acqua! Comitato umbro acqua pubblica

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