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Lettera alla Presidente Catiuscia Marini

Gentile Presidente,

il comitato umbro acqua pubblica formato da decine  di associazioni regionali è  attivo sul territorio  ormai dal 2006 quando si costituì insieme a centinaia di altri comitati in Italia per promuovere la legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione del servizio idrico presentata in Parlamento da oltre 400.000 firme di cui circa 6.000  cittadini umbri.
Il principio di base di tale legge è che l’acqua e il servizio idrico sono un diritto umano fondamentale,

da tempo ormai riconosciuto tale dall’ONU  e dall’UNESCO ( il cui
segretariato è ospitato proprio nella città di Perugia) e da tantissime organizzazioni internazionali.
Ormai il diritto all’acqua è diventato un problema di civiltà che riguarda tutti, amministratori e cittadini impegnati insieme, per la salvaguardia della risorsa e del diritto, soprattutto per le generazioni future. Contemporaneamente l’acqua e la gestione del servizio idrico in generale è diventata sempre di più oggetto di mercato da parte delle grandi multinazionali del settore che guadagnano milioni di profitti ogni anno, visto che è  indispensabile alla sopravvivenza umana.
Non a caso  lo slogan di SUEZ, una delle più grandi multinazionali del settore, presente anche all’interno del gestore Umbra acque  è: “noi gestiamo l’essenziale della vita” naturalmente traendone profitto!

L’attività del comitato umbro insieme al forum nazionale dei movimenti per l’acqua è stata, ed è tutt’ora, diretta a salvaguardare il riconoscimento di questo diritto umano fondamentale togliendolo dalle mani e dalle regole del libero mercato.

 Il percorso verso la ripubblicizzazione è proseguito con iniziative di tipo nazionale e di tipo locale.
A livello locale l’attività dei cittadini è diretta a modificare gli statuti comunali, provinciali e regionali per dichiarare il servizio idrico “di interesse generale privo di rilevanza economica”, in osservanza con la normativa europea,  in modo da tornare ad una gestione attraverso un ente di diritto pubblico e partecipata da cittadini, comitati e lavoratori.

A livello nazionale, dopo la presentazione in Parlamento della legge d’iniziativa popolare concernente  “PRINCIPI PER LA TUTELA, IL GOVERNO E LA GESTIONE
PUBBLICA DELLE ACQUE E DISPOSIZIONI PER LA RIPUBBLICIZZAZIONE DEL SERVIZIO IDRICO” che giace tutt’ora nei cassetti parlamentari, ci  siamo dovuti
confrontare con delle politiche governative spingenti sempre di più verso la privatizzazione: la L. 133/2008, il famigerato decreto “Ronchi” con il suo art. 15. 

 

Per fronteggiare tali politiche, attraverso i giuristi costituzionalisti Gaetano Azzariti (ordinario di diritto costituzionale Università di Roma La Sapienza),Gianni Ferrara (emerito di diritto costituzionale Università di Roma La Sapienza), Alberto Lucarelli (ordinario di diritto pubblico Università di Napoli Federico II), Ugo Mattei (ordinario di diritto civile Università di Torino), Luca Nivarra (ordinario di diritto civile Università di Palermo), Stefano Rodotà (emerito di diritto civile Università di Roma La Sapienza) che hanno elaborato i quesiti referendari, abbiamo promosso i  referendum per  l’acqua attraverso la raccolta di 1,5 milioni di firme in soli 3 mesi,  di queste 12.000 di cittadini umbri.

I quesiti riguardavano: uno l’abrogazione dell’art. 23 della L. 133/2008 sulla privatizzazione di tutti i servizi pubblici essenziali, e l’altro l’abrogazione dell’art. 154 del decreto ambientale che garantiva al privato la remunerazione del capitale investito.   Il 12 e 13 giugno scorsi si sono svolti i referendum che hanno visto a livello nazionale la partecipazione del 57% di elettori,  in Umbria, in alcuni Comuni si è raggiunto anche il 70% di quorum, a dimostrazione di come
il popolo umbro sia così sensibile al problema acqua  e di come abbia espresso la chiara volontà di invertire la rotta sulla privatizzazione non solo dell’acqua ma di tutti i servizi pubblici essenziali (acqua, rifiuti, trasporti..).

Dopo il successo referendario il Parlamento Italiano e il Governo Berlusconi invece di  accelerare l’approvazione della legge d’iniziativa popolare, in linea con l’esito referendario, lo scorso agosto, ha approvato il Decreto Legislativo 138/2011 (manovra finanziaria) con l’art. 4, chiamandolo oltretutto “adeguamento della disciplina dei servizi pubblici locali al referendum popolare e alla normativa dell’U.E.” ma  che al contrario,  sancisce la privatizzazione di tutti i servizi pubblici. Anche se in questa manovra è escluso il servizio idrico, riteniamo che ignori completamente la volontà popolare espressa con il referendum del 12 e 13 giugno. Il voto referendario di 28 milioni di cittadini ha ribadito   che se da 20 anni a questa parte  le politiche liberiste sembravano l’unico motore portatore di sviluppo e crescita, oggi alla luce della crisi globale in corso,  rappresentano invece un problema, sia  per la garanzia dei diritti sia per un vero sviluppo economico e che quindi è necessario ricostruire un nuovo modello di gestione dei servizi pubblici.

 L’art. 4, 5  e 16 della manovra sono  stati  contestati   dall’ANCI che ha organizzato una giornata di mobilitazione il 15 settembre, con la riconsegna delle deleghe sulle funzioni dell’anagrafe,  in tutte le Provincie e Regioni d’Italia, infatti  come dichiarato dal Presidente ANCI Graziano Delrio è  “iniqua e dannosa per i cittadini”, “perchè i servizi pubblici vengono compromessi in modo irreversibile, mentre il paese resta in stagnazione”, inoltre, continua Delrio è stata decisa “ a fronte di una pesante lesione della nostra autonomia” riferendosi alle autonomie degli Enti Locali, obbligando alla dismissione delle società partecipate e del patrimonio pubblico che può essere invece molto redditizio se ben amministrato. Inoltre, come affermato in un comunicato stampa dai giuristi estensori dei quesiti referendari Alberto Lucarelli e Ugo Mattei la manovra è “profondamente incostituzionale” perchè viola “le prerogative delle autonomie  locali, precedenti decisioni della Corte Costituzionale, nonchè lo spirito di quel nuovo diritto pubblico europeo dell’economia che faticosamente tenta di affermarsi”. Questa manovra, continuano i costituzionalisti “travolge i capisaldi più profondi della nostra costituzione economica, in primis gli artt. 41 (iniziativa economica privata), 81 (bilancio) e 53 ( progressività della contribuzione fiscale) travolgendo i soggetti più deboli e i beni comuni” e distruggendo il “pluralismo politico e costituzionale di cui al Titolo V della nostra Costituzione, nonchè i principi europei della sussidiarietà e della coesione sociale e territoriale”.

Il comitato umbro acqua pubblica  Le chiede di farsi portavoce della volontà di 27 milioni di italiani che hanno votato 2 si, ma  soprattutto del popolo umbro che Lei rappresenta,  facendo ricorso alla legge di conversione di questo famigerato decreto,  cosi come ha già fatto la regione Puglia e come si stanno apprestando a fare altri Governatori di regioni convinti che non è più possibile ignorare una precisa volontà politica dei cittadini che rappresentano.

“Perchè si scrive acqua e si legge democrazia”
Un saluto dalle cittadine e i cittadini del Comitato Umbro Acqua Pubblica

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