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Territori contro la privatizzazione dell’acqua

Oggi a Perugia ci siamo incontrati (Comitato provinciale Latina, Cooodinamento Castelli Romani, Coordinamento comitati di Arezzo, Comitato Umbro Acqua Pubblica con rappresentanze di Orvieto, Perugia, Alto Tevere, Bettona, Lago, Comitato cittadino di Aprilia, Comitato Pugliese acqua bene comune con rappresentanze di Lecce, Bari, Brindisi, rappresentanze della Sicilia) per confrontarci su tutte le esperienze e le problematiche presenti sui territori riportate dalle voci della cittadinanza e le varie sensibilità locali sulla problematica dell’acqua. Da più parti è forte la delusione dei cittadini che attraverso la nuova proposta di metodo tariffario elaborato dall’AEEG (Autorità per l’energia elettrica e il gas) vedono aggirata per la seconda volta la volontà popolare della vittoria referendaria 2011 sull’acqua. Il profitto dei privati che pesava per il 7% sulle bollette è stato reintrodotto sotto le mentite spoglie dei costi finanziari. L’indignazione è forte nei territori e quindi è venuta fuori la necessità di una risposta diffusa e forte per il ripristino della volontà popolare e sono in discussione varie proposte per riprendere iniziative in difesa del diritto all’acqua. Non va dimenticato che già la privatizzazione del servizio idrico abrogato con il quesito referendario del 2011 fu reintrodotto dal governo Berlusconi prima e Monti dopo. Un raggiramento che però fu annullato dalla Corte Costituzionale nel luglio 2012 che riaffermò il principio secondo il quale l’esito referendario non può essere aggirato con l’introduzione di norme che di fatto reintroducono sotto mentite spoglie la norma abrogata.

Oggi questo nuovo metodo tariffario ripropone l’acqua come una merce e continua a garantire per i gestori privati pochi rischi e molti profitti.

Dai territori viene forte la consapevolezza anche della scarsa qualità dell’acqua fornita che compromette spesso la salute dei cittadini. L’emergenza arsenico ancora in corso sulla quale i gestori hanno temporeggiato per 10 anni, oggi impone all’Italia il pagamento di multe fino a 500000 euro al giorno che ricadranno sempre in capo ai cittadini che hanno visto compromessa la loro salute alimentare.

Territori contro la privatizzazione dell’acqua.

 

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