L’efficientamento della gestione tanto propagandato da Umbra acque spa, pagato con gli ultimi aumenti tariffari, serve ad aumentare i profitti ma sicuramente non a soddisfare il diritto fondamentale dell’accesso all’acqua.
Infatti Umbra Acque spa ha avviato una nuova ondata di distacchi dell’acqua.
Basta un disguido bancario, una bolletta non ricevuta senza che l’utente se ne accorga, o semplicemente non avere la possibilità di pagare che arriva a casa l’operatore a staccare l’acqua. Non importa se non hai ricevuto nessun avviso; sui tablet in dotazione agli operatori l’avviso risulta inviato, d’altronde non c’è più bisogno nemmeno della firma di ricevuta! (sic), quindi si può procedere al distacco.
La metà dell’acqua potabile si perde nelle reti, però il gestore privato dell’ATI 1 e 2 dell’Umbria non esita a lasciare famiglie, persone, malate o no, senza un bene di prima necessità come l’acqua, nella completa indifferenza dei Sindaci, le cui politiche ormai sono completamente asservite alle multinazionali.
Eppure non si parla altro che di acqua come diritto umano fondamentale che deve essere tutelato: l’ONU lo ha dichiarato con la risoluzione del 28 luglio 2010; il Parlamento Europeo lo fece già con la Risoluzione del 4 settembre 2003 dove stabilì che “l’accesso all’acqua potabile pulita in quantità e qualità congrue costituisce un diritto umano fondamentale” e che “i governi nazionali hanno il dovere di adempiere a questo obbligo;” https://contrattoacqua.it/public/upload/1/2/tab_elms_docs/13278296761-acqua-e-pe.pdf
In Italia il diritto all’accesso all’acqua, strettamente “connesso all’uso dell’acqua potabile in casa” è sicuramente collegato all’art. 32 della Costituzione sulla tutela il diritto alla salute (sent.ze Tribunale di Cagliari 31/03/2014; Trib. di Fermo del 23/3/2016; Corte di Cassazione sentenza n. 16894/16).
Anche l’ARERA, l’autorità del mercato del servizio idrico (nonostante il popolo italiano abbia detto no alla privatizzazione dell’acqua con il referendum del 2011) ha posto un limite ai distacchi degli utenti morosi, stabilendo, con delibera 311/2019/R/idr, che il servizio idrico può essere sospeso solo per un mancato pagamento superiore all’importo “annuo dovuto dall’utente relativamente alla fascia di consumo a tariffa agevolata, ossia 50 litri/abitante/giorno”, volendo garantire agli utenti almeno il minimo vitale giornaliero a persona, oppure in caso di
Ma i Sindaci dell’AURI tutto fanno tranne che tutelare gli utenti, così l’Umbra Acque spa (leggasi ACEA e SUEZ) fa da padrona sull’acqua, privando i cittadini di un bene essenziale diritto umano fondamentale.
Se il dovere di ogni primo cittadino è quello di gestire la res-pubblica vogliamo che i Sindaci dell’AURI vietino i distacchi e pretendano dal gestore il rispetto della convenzione, cioè:
– la realizzazione degli investimenti programmati e pagati con i soldi pubblici e le tariffe degli utenti;
– il rimborso dei canoni dei mutui, che Umbra Acque incassa con le bollette. Mutui che i cittadini pagano due volte, la prima nelle bollette, la seconda attraverso la fiscalità locale.
Comitato Umbro Acqua Pubblica