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10 anni, brutto compleanno referendum: Ancora Draghi!

11 e 12 giugno 2011:

Dopo una mobilitazione nazionale durata 11 anni, il movimento sull’Acqua Bene Comune, nato dal primo Social Forum Europeo a Firenze e cresciuto su tutto il territorio, ha portato 27 milioni di italiani a votare SI all’abrogazione del articolo 23 bis del D.L. 112/2008, che obbligava gli enti locali alla privatizzazione di tutti servizi pubblici, promosso dall’allora governo Berlusconi.

Cosa auspicata anche dal precedente governo Prodi, il quale già da quando presiedeva la Commissione Europea, nel 1999-2004, evidenziava che il 70% del PIL europeo era prodotto dalla spesa pubblica e che toccava trasferire una parte di questo PIL verso le aziende private.

L’impatto di questa gigantesca vittoriosa mobilitazione popolare (dove tutti i partiti sono stati lasciati al rango di meri sostenitori, perché coinvolti nella spartizione della torta dei servizi pubblici attraverso sistemi clientelari) doveva bloccare le politiche di privatizzazione dei servizi pubblici.

In questo contesto di terremoto politico-istituzionale si inserisce la lettera «segreta» LetteraDraghiTrichet5Ago2011 spedita il 5 agosto 2011 al governo italiano da Jean-Claude Trichet, allora presidente della BCE e da Mario Draghi governatore della Banca d’Italia, suo successore alla BCE dal 1°novembre 2011.

Le due istituzioni bancarie dettarono segretamente al governo il programma socio-politico-economico, esattamente opposto ai risultati referendari.

Il programma prevedeva, attraverso le riforme strutturali per rimanere nei parametri di Maastricht, la privatizzazione dei servizi pubblici e finanziamenti alle imprese private, l’affossamento della contrattazione salariale collettiva a favore di quella aziendale, la riforma delle norme sull’assunzione ed il licenziamento (che nel 2012 si trasformò nell’abolizione dell’art. 18), mobilità e flessibilità del mercato del lavoro.

Al fine della sostenibilità delle finanze pubbliche, inoltre dava indicazioni di accelerare i tempi per giungere al pareggio di bilancio, ovviamente attraverso i tagli di spesa, allungando l’età pensionabile ed equiparando l’età pensionabile delle donne del settore privato a quello pubblico “ottenendo dei risparmi già nel 2012”. Inoltre riduceva i costi del pubblico impiego bloccando il turnover e riducendo gli stipendi, tutto ciò da realizzare entro il settembre successivo.

Per concludere indicava di esercitare un controllo stretto dell’attività della pubblica amministrazione e sull’indebitamento, attraverso indicatori di performance e di abolire le Province.

Il governo “tecnico” Monti, con una maggioranza in parlamento del 96%, iniziò a realizzare il programma Draghi-Trichet, che dettò le linea di azione dei governi per i 10 anni successivi (Letta poi Renzi, poi Gentiloni per finire con Conte Uno e Due).

L’obiettivo di allora era bloccare le spese statali per non aumentare il debito pubblico già alle stelle e costosissimo in termini di interessi.

Quindi tagli alla sanità, alle università, alla ricerca pubblica e a tutto il sistema dell’insegnamento; riduzione delle spese nel settore della giustizia, tagli su tutti i servizi pubblici eccetto l’industria bellica, tanto che l’Italia è il secondo produttore mondiale nel settore delle armi leggere nonché dei sistemi di puntamento e tecnologia correlata.

10 anni dopo ci vogliono fare credere che il meccanismo si sia rovesciato ! Ma il dogma liberista è lo stesso e peggiorato!

Il nemico del popolo italiano Mario Draghi che si era opposto al referendum del giugno 2011, viene nominato capo del “governo di unità economica” di larghissima maggioranza, dove tutti sono interessati alle briciole della torta di miliardi di Euro “regalati” dall’Unione Europea per la ripresa economica dopo il blocco dovuto dalla pandemia.

Viene approvato il cosiddetto PNRR (Piano Nazionale di Ripartenza e Resilienza), in linea con la lettera di agosto di dieci anni prima con l’aggiunta dello sviluppo della digitalizzazione della pubblica amministrazione a favore delle multinazionali del settore.

Con l’aspettativa del finanziamento europeo lo Stato italiano può spendere quello che vuole senza badare a spese! Addirittura indebitandosi ulteriormente! 360 miliardi di prestiti! Oltre i 312 miliardi di sovvenzioni!

Programma su un arco temporale di 6 anni, per i quali qualsiasi governo nel 2023 avrà la strada già segnata!

I Pilastri del PNRR sono le RIFORME strutturali necessarie a spalancare le porte alla privatizzazione ed alla finanziarizzazione del paese.

La riforma della pubblica amministrazione e la riforma del sistema giudiziario sono alla base delle “missioni”. Il buon funzionamento della P.A. sarà garantito da flessibilità e velocizzazione delle procedure che si concretizzeranno con:

– contratti precari ai giovani, ovviamente dotati di laurea, master e preparazione informatica, assunti a tempo determinato o altre forme di assunzione “facilitate” (leggasi contratti precari), nell’ambito del turnover,

-digitalizzare tutta l’Amministrazione Pubblica con il Dipartimento per la Transizione Digitale/AGID e l’arrivo del Single Digital Gateway Europeo, ossia collegare la Pubblica Amministrazione a un vincolo europeo, impossibile da modificare o da amministrare a livello nazionale.

– la semplificazione delle procedure di appalto e dei lavori pubblici (VIA, VAS, etc. ), concordate con le associazioni imprenditoriali, che garantiranno facili profitti e pochi controlli sul territorio e ambientali in modo da realizzare e concludere le grandi opere già in programma (TAV, ponte sullo stretto ?, investimenti idrici già finanziati con le tariffe, stradali e portuali).

– la riforma del codice degli appalti, mirata a facilitare le procedure di importo sotto la soglia comunitaria, gli oneri a carico dei partecipanti, nonché per le P.A. l’incremento del ricorso all’e_procurement.

– le riforme fiscali con l’attuazione del federalismo fiscale dove la distribuzione delle risorse sui territori avverrà sulla base di fabbisogni standard e capacità fiscale.

– le aperture al mercato e concorrenza attraverso la riforma della legge annuale per il mercato e la concorrenza che eliminerà ogni vincolo che ostacolerà un mercato efficiente e favorirà la tutela degli interessi economici.

l’implementazione del 5G che consentirà la definitiva destrutturazione dei servizi essenziali, come:

1) La scuola. Con il consolidamento della Didattica a Distanza (DAD), avremo una scuola senza alunni e senza socialità con docenti virtuali (anche se i soggetti sotto i 20 anni assorbono 5 volte di più le onde elettromagnetiche). Il diritto alla formazione della persona si disintegra in un semplice addestramento alle funzioni richieste dal sistema economico sempre più collegato al potere virtuale controllato dai GAFAM (Google, Amazon, Facebook, Apple, Microsoft).

2) la telemedicina sostituirà gran parte dell’assistenza sanitaria territoriale in una riscrittura del bisogno di salute slegato dal territorio e dalle relazioni sociali. La pandemia ci ha già mostrato gli effetti, da un lato del progressivo definanziamento del sistema sanitario pubblico e, dall’altro, del crollo definitivo della prevenzione territoriale lasciando grandi profitti alle multinazionali della salute.

Bastano già questi presupposti per capire le scelte di questo governo, finalizzate ad annientare quello che rimane dei servizi pubblici, a trasformare definitivamente i diritti un tempo garantiti dalla costituzione a privilegi per soggetti paganti.

Mario Draghi e i suoi collaboratori si sono sorpassati con questo programma che delinea il futuro di un paese distrutto economicamente, con una struttura sociale completamente sottosopra a causa del sistema della choc-economie di cui parlava Naomi Klein causato dalla pandemia.

Ma una parola sopra tutte le altre è ricorrente : DIGITALIZZAZIONE

Quindi via alla 5G con lo sviluppo straordinario della rete su tutto il territorio nazionale, ancora in emergenza sanitaria, per alimentare i giganti del digitale come Bill Gates, Alibaba e Jack Ma, Blackrock, Besoz, Huawei e company, ai quali la pandemia nel 2020 ha fatto crescere il valore dei titoli con una media del 43%, mentre le risorse di miliardi di persone nel mondo andavano distrutte.

Qui si profila la realizzazione di una tecnostruttura mondializzata, sovrastatale, gestita da un’elite dove, secondo le indicazioni di Klaus Schwab, Davos Economic Mundial Forum, convergeranno l’identità fisica, l’identità digitale e l’identità biologica fuse insieme e, perché no, come ha suggerito Cristine Lagarde con un twitt, pensare ad un Euro digitale….facendo sparire la moneta reale per una virtuale tutta in mano alla finanza.

Caro referendum, un compleanno davvero brutto, dove i servizi pubblici stanno scomparendo, dove il servizio sanitario nazionale non ha saputo proteggere un intera generazione che ha votato SI 10 anni fa. Il SII oramai è finito in mano agli squali della finanza internazionale come Suez o Veolia che si interessano ora direttamente all’appropriazione della risorsa acqua. Le tariffe, ancora gravate della remunerazione del capitale investito sotto falso nome, sono tali da rappresentare un salasso mensile e chi non se lo può permettere viene escluso dalla “fornitura” e bollato come cattivo cliente su internet. La digitalizzazione ha già fatto sparire i sportelli fisici e quelli on-line rispondono PIC anche se hai lo SPID.

Ma come dice HK, Kaddour Hadadi, poeta, nella canzone danzare ancora:

“Ne soyons pas sans résistance, l’instrument de leur démences”

“Non siamo gli strumenti della loro demenza, siamo resistenza!”

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