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LE NUOVE TARIFFE DELL’ACQUA

Con un comunicato stampa l’AURI (Autorità Umbra Rifiuti e Idrico), costituita dall’assemblea dei comuni che organizza e controlla la gestione del servizio idrico in Umbria, ha cercato di tranquillizzare i cittadini riguardo gli aumenti tariffari 2022-2023 deliberati a ottobre scorso: 5% nel 2022 e 7% 2023. In realtà, come per il principio della rana bollita di Chomsky, è più tranquillizzante parlare di un aumento del 5/7% in un anno piuttosto che “far scappare la rana” con un secco cocente aumento del 24,6 % nel periodo tariffario di 4 anni! (Del C.D 54 del 17/10/2022)

Salta subito agli occhi la natura dei costi che gli utenti di Umbra acque spa coprono con le loro tariffe. Vediamoli di seguito:

1) Investimenti lavori

In primo luogo i cosiddetti costi di capitale investito cosidetti “capex” (rappresentati dagli oneri finanziari e fiscali, calcolati sulla base di tassi di rendimento, tassi di rischio, inflazione attesa e applicati al Capitale investito netto) in sostituzione del famoso 7% fisso, abrogato con i referendum del 2011 e successivamente reintrodotto, appunto, sotto tale forma (vedi scheda di approfondimento1).

Riguardo il capitale investito, inoltre, anche per il 2022-2023 non si può fare a meno di constatare lo scostamento tra i lavori programmati nella precedente delibera, che risale a soli due anni prima, e  quelli realizzati

Come negli anni precedenti, i costi degli investimenti che gravano sulla tariffa sono sempre elaborati sulla base della   programmazione  e non della effettiva realizzazione dei lavori.

Per esempio i costi del 2022 dovrebbero essere rapportati a quelli effettivi del 2020, ma la relazione stessa  (2.3.1 pag. 17) precisa che sono ancora in corso i controlli di conformità sui lavori da parte della struttura tecnica dell’AURI.

Confrontando i dati inoltre, contrariamente a quanto dichiarato, risulta che il gestore ha realizzato una percentuale dei lavori ben al di sotto del 50% nel 2020 e intorno al 70% nel 2021, nonostante abbia ricevuto maggiori contributi pubblici di quelli previsti (scheda di approfondimento). Mentre gli utenti nella tariffa pagano i costi relativi al 100% dei lavori programmati.

E allora le risorse non spese dove vanno a finire?

2) Fondo nuovi investimenti

Tra le componenti di costo che gli utenti coprono con la tariffa c’è la famigerata componente FONI (Fondo Nuovi Investimenti): 4,2 Milioni nel 2022 e 6,6 milioni nel 2023. Questo fondo, una sorta di contributo a fondo perduto a carico degli utenti, non è vincolato a lavori specifici e programmati ne restituito se inutilizzato come prevede la norma ARERA (pag. 25, l. b) in riferimento al 2012 (4 milioni!)

Tra le novità dei costi di questo ultimo periodo tariffario ci sono:

1) OP mis – costi per l’erogazione di incentivi ai condomini finalizzati all’affidamento della gestione dei contratti dei singoli condòmini, servizio peraltro già svolto dagli stessi amministratori.

2) i costi ambientali relativi ad interventi di potenziamento della depurazione e potabilizzazione: saranno effettivamente realizzati? Oppure servono solamente a giustificare aumenti tariffari?

3) i costi per gli utenti morosi, oltre il 5%, superiore alla media nazionale del 3%: siamo sicuri che questa percentuale sia un dato effettivo e non invece dovuta ad una inefficiente gestione amministrativa del nuovo programma Acea 2.0 (anche questo a carico degli utenti!), con cui la partecipata privata di Umbra Acque spa ha voluto uniformare la gestione commerciale dei contratti delle utenze dei vari gestori dell’Italia centrale.

Non per niente al comitato arrivano tante segnalazioni dagli utenti che non ricevono bollette da tanto tempo oppure con interessi di mora ingiustificati.

4) aumenti di costi di energia elettrica: introdotto in tariffa il nuovo indice per la copertura di tali aumenti causati, secondo i dati del gestore, da inflazione e da contingenze internazionali, ma non si tiene conto della maggiore potenza di energia necessaria a pompare acqua su linee colabrodo e quanto si risparmierebbe  se le reti non perdessero circa il 50% dell’acqua immessa.

A tal proposito vogliamo ricordare che ARERA  (Autorità nazionale di regolazione energia reti e ambiente) stando ovviamente dalla parte del mercato e non dei cittadini, ha permesso ai gestori  di togliere dal conteggio della lunghezza delle  reti idriche le derivazioni d’utenza (del arera 639/21 pag. 15), mentre prima si arrivava ai contatori. Quindi la tanto declamata  riduzione delle perdite di rete, forse, deriva solo da uno sterile calcolo matematico.

Di recente Umbra Acque spa ha affermato che la società ha avviato un percorso di trasformazione in società benefit, con l’obiettivo di riduzione delle perdite.

Ma i dati sopra detti dimostrano come questo modello di gestione è rivolto essenzialmente ad ottenere i massimi profitti e aumenti delle quotazioni azionarie di ACEA (e alla partecipata SUEZ),  tariffe sempre più care e contributi pubblici, mentre il servizio idrico peggiora di anno in anno.

Contrariamente ad ogni ideologia di virtù imprenditoriale del privato, questo modello conferma ancora una volta che la gestione del servizio idrico, a costo zero per le società private ma completamente a carico di cittadini (bollette o tasse) è indifferente allo spreco della risorsa, diritto umano fondamentale,   che invece dovrebbe essere conservata per il futuro del pianeta.

Posted in ACQUA SALUTE E AMBIENTE, MATERIALE, TARIFFA/BOLLETTE.