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Una domenica in cammino sulla gola della Rocchetta

Incontrare gente in tuta da ginnastica blu e bianca in una gola in mezzo al bosco, fa strano. Ma è anche bello. Mangiare un panino con mortadella vicino un gelso altrettanto. Tutto questo perché? Perché una domenica, con il Comitato Umbro Acqua Pubblica di Perugia, dovevamo incontrare gli anti-Rocchetta SPA di Boschetto. Ed abbiamo fatto un bel giro.

Allora, parentesi (Boschetto è un piccolo paesino di settanta abitanti, frazione di Gualdo Tadino, Umbria. La Rocchetta invece, è un acqua in bottiglia. Molto famosa in Italia. Che da anni sfrutta – su concessione – le sorgenti dello stesso territorio. Tanto che i cittadini hanno, ad esempio, presidiato e picchettato davanti ai pozzi in tenda per un bel pezzo.

Con Enrico, che conosce bene i monti di Gualdo abbiamo visto ed attraversato i luoghi, gli ex luoghi della Rocchetta. Sempre lei. Salito e sceso tutto un monte. Uno scenario un po’ alla “Il mondo perduto”, senza dinosauri. Una salita semi distrutta, capannoni grigi abbandonati in mezzo al bosco.

Con una passerella di plastica tipo quelle che collegano i gate al portelloni degli aerei. Senza aerei, ma con grandi punti interrogativi su cosa ne sarà. In cima a questa salita di catrame smosso, c’è un ristorante pizzeria di cui rimane la scritta e la bella fonte originale servita da un altro tubo.

Leggo: “La pizzeria è Aperta Tutte Le Sere Tutto L’ANNO Chiuso il Mercoledì”.

E vicino una mattonella dipinta : giallo sopra, arancio sotto; con una cornice di foglie bianche dalle forme ripetitive e morbide (un motivo!) dice / scritto in stampatello nero, in rima :

A “LA ROCCHETTA” ACQUA BALSAMICA DE LA ROCCHETTA CHE, FRESCA, NASCI DALLA BALZETTA E ZAMPILLANDO TRA SPUGNE E MASSI, SALTI GIULIVA TRA FERRO E SASSI

PER ARRIVARE GIÙ DALLA CANNELLA FERRUGINOSA, LIMPIDA E BELLA, I TUOI GRAN MERITI A TUTTI MOSTRA VERO TESORO DELL’UMBRIA NOSTRA.

In basso a destra c’è anche la firma dell’autore cancellata. Unitamente anche lo spazio tra SASSI e PER non è strano? Considerando che dopo SASSI non c’è il punto.

Ma, andiamo avanti. Uno scenario “apocalittico”, che fa riflettere molto sulla mano dell’uomo. Oggi la sala mensa e la reception della pizzeria è un amplificatore del rumore dell’acqua, del gocciolare. Non sembra nemmeno che una volta ci facevano le pizze fumanti. Eppoi, in questa natura grandiosa, poderosa ed atomica per arrivare ad un ex eremo di un frate; ci fa strada e fa strada un lunghissimo tubo arancio. Diametro più di un palmo.

Anzi un grandissimo intreccio di tubacci, di plastica arancio, bianchi soliti, grigi, spesso basi di appoggio a sassi franati, o rami. Una guida ingombrante, alla salita, che per chilometri ci è affianco. Un tentativo maldestro che il bel sorriso di Enrico ci dice essere stato il vecchio acquedotto della Rocchetta SPA. Che per ‘economia’ aveva posto questi lunghi lacci nel letto del fiume. E poi ri-coperto. Eppure sono stati risputati fuori. Indigesti alla Natura e anche dalla frana che ci ha vomitato sopra una marea di cose. Ora vediamo una rete grigia sopra, metallica. Che fascia il costone roccioso sopra di noi a destra. 

Per evitare un secondo tempo. In parte ancora in fase di srotolamento. E dopo, a fine viaggio capiremo da un altro racconto che per passare li sotto ci voleva il casco. Cazzo. Ecco. Io invece neanche i bastoni avevo. Ma be. Poco male. Meno di certo di quello che è stato fatto alla montagna. Questi chilometri di ingombri, di vomito intubato arancio sta li da almeno una decina di anni. Senza che nessuno li toglie.

Cerco di capire come si potrebbe fare. Pensiamoci. “se uniamo i comitati sarebbe fattibile?”. La Rocchetta pensa alla pubblicità noi al tubo. E’ sì.

Ora la Rocchetta SPA si è spostata a valle. La vediamo dalla cima sulla sinistra. Col tetto “argenteo” si direbbe. Eppure i tubi non sono argento, ma d’un grigio sporco e basta. Bevo.

Da li poi, scendiamo a vedere un incredibile museo, di ceramica. Ma è stupendo. Soprattutto per lo squilibro tra allestimento e visione storica dei materiali. E poi nella polvere dei forni c’è una teca di policarbonato. Una teca su una tavolaccia in legno (bellissima) dove – per lungo – c’è una mucchia di piattine di due colori : giallo e rosso, con un confine bianco in mezzo. Che servono a capire l’efficacia della tecnica del lustro.

Ora incontriamo quelli di Boschetto che a tavola ci introducono all’Abutinato.Sicuramente un cerchio disegnato a matita con una riga in mezzo. Come le piattine del museo di prima. Di qua c’è il territorio di Gualdo, e di là quello di Nocera. Due comuni divisi da un chilometro e mezzo di fiume: il Rio Fergia. E nel mentre ci raccontano delle loro battaglie contro la Rochetta SPA, poco dopo ci arriva un sasso sul terrazzo. Una bella botta. “Sarà la Rocchetta?” No! Dicono i padroni di casa. Sono le cornacchie. Qui lo fanno.

Posted in ACQUA SALUTE E AMBIENTE, GENERAL, MATERIALE.