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Dai quaderni di Angelo Alunni

SPRECHI IN AGRICOLTURA 

A) Comportamento contraddittorio degli organismi di gestione nel ciclo ideale di utilizzazione integrale dell'acqua 

1) l'auspicabile comportamento corretto e virtuoso dei cittadini negli usi civili, avrà però risultati effimeri rispetto al volume complessivo di risparmio possibile. Il contraddittorio comportamento degli Enti od istituzioni preposti alla gestione degli impianti infatti, rivela la mancanza di una visione globale del problema "rispar­mio". Per chiarire questo concetto bisogna pensare che il ciclo ideale di utilizzazione idrica non si esaurisce nella captazione, trasporto e distribuzione dell'acqua nelle città, ma comprende anche la sua raccolta e depu­razione e l'impiego (prevalentemente a scopi agricoli ed industriali) dei prodotti della depurazione (fanghi ed acque depurate).

Nei casi più frequenti in Italia, la gestione del ciclo (completo o parziale) è fatto da Enti diversi, che perse­guono legittimamente il loro utile aziendale.Di norma i Consorzi di Comuni captano e trasportano l'acqua alle città; i Comuni, o gli Enti loro concessiona­ri, la distribuiscono; altri soggetti o i Comuni gestiscono le fognature e gli impianti di depurazione; nessuno si interessa dei reflui e dei fanghi depurati. In questo modo si creano forti diseconomie esterne con ingenti perdite di danaro e nessun beneficio ambientale.A titolo esemplificativo si può trasferire lo schema ideale sopra descritto alla realtà del Comune di Perugia o di altri Comuni minori che pure dimostrano di evolvere verso forme organizzative più razionali ed efficaci.La captazione, trasporto e distribuzione delle acque (prevalentemente dalle sorgenti di Bagnara e S. Giovenale lontane 40 Km da Perugia e dai pozzi di Petrignano) è fatta dalla Soc. Umbra Acque (costituita di recente con la fusione del Consorzio Acquedotti, che prima gestiva solo la captazione ed il trasporto, e la CESAP, che prima gestiva solo la distribuzione) .A quest'ultima, per logica aziendale, interessata a ven­dere più acqua possibile non è lecito chiedere, solo a lei, di sollecitare il "risparmio".La gestione della rete fognaria veniva svolta prevalente­mente dal Comune mentre quella degli impianti di depurazione dalla Soc. GEA (gestione ambientale), costituita dal Comune dalla CESAP e dalla GESENU (che gestisce la raccolta dei rifiuti solidi urbani e la discarica di Pietramelina ma che possiede anche consi­stenti quote societarie provenienti dalla ex GEA).La GEA è stata fusa nella Umbra Acque, mentre la GESENU ha mantenuto la sua autonomia.Attualmente avviene che le acque depurate vengono restituite al complesso idrografico del Tevere, senza alcun ulteriore impiego; i fanghi risultanti dalla depu­razione (costituiti per circa 1'80% di acqua) vengonotrasportati dalla GESENU alla discarica di Pietramelina, dove rilasciano l'acqua sotto forma di percolato; detto percolato viene trasportato agli impianti per la depura­zione e, successivamente, restituito alla rete idrografica del Tevere come refluo depurato.Ogni Ente gestore (ex GEA da una parte e GESENU dall'altra) persegue correttamente il suo utile azien­dale senza alcuno stimolo esterno ad un'evoluzio­ne verso forme del sistema più razionali ed effi­caci. Infatti, la GESENU ha il suo legittimo interesse a depositare i fanghi nella propria discarica, riceven­done un corrispettivo; analogamente il gestore del­l'impianto di depurazione ha lo stesso interesse a ricevere il percolato; la ex CESAP (venditrice di acqua) ha interesse a non perdere clienti, attuali forti utilizzato l'i di acqua industriale, che potrebbero esse­re interessati ad un impiego (a costi più bassi) del­l'acqua depurata.È evidente l'assenza di qualsiasi stimolo a fare meglio: non c'è concorrenza, non c'è spirito di emulazione. Conseguentemente i costi di questi servizi per i cit­tadini si collocano tra i primi posti in Italia.B) n ruolo dell'Agricoltura L'ARUSIA (Agenzia Regionale Umbra per lo Sviluppo e l'Innovazione in Agricoltura), ex Ente di Sviluppo Agricolo, competente per lo sviluppo dell'irrigazione e dell'utilizzazione del compost organico per l'incremen­to della fertilità dei terreni, non ha manifestato, almeno fin ora, alcun interesse al problema. In questa situazio­ne di stallo occorrerebbe una iniziativa da parte della Giunta Regionale e delle Associazioni degli Agricoltori e delle Associazioni Ambientaliste per stimolare, almeno lo studio delle potenzialità esistenti sui seguenti temi immediati:1) Irrigazione della valle del Genna con le acque reflue dell'impianto di depurazione di Ponte della Pietra; si tratta di utilizzare, anche a mezzo di eventuali serbatoi di ruasamento, circa quattro milioni e mezzo di me. di acqua annuali, che attualmente vengono immessi nel corso d'acqua omonimo, sufficienti all'irrigazione di 1. 500 ettari territoriali, ivi comprese le aree verdi dei parchi urbani pubblici e privati e l'area di Pian di Massiano, in uno con l'ulteriore possibilità di fornire acqua, mediante apposita rete, alla zona industriale di S. Andrea delle Fratte ed ai grandi utilizzatori come l'Associazione Calcio Perugia, L'A.PM. S.p.A., la Nestlè Perugina, ecc. . . 2) Irrigazione del comprensorio agricolo alla sinistra del Tevere fino a Forgiano, con le acque reflue dell'im­pianto di depurazione di Ponte S. Giovanni; anche in questo caso si tratta di utilizzare oltre 1.700.000 me. di acqua annuale, che attualmente si perdono nel Tevere, sufficienti all'irrigazione di circa 500 ettari ter­ritoriali, in uno con la possibilità di fornire acqua alla zona industriale di Ponte S. Giovanni, che si estende proprio nell'area adiacente all'impianto di depurazio­ne, ed ai grandi utilizzatori, tipo la lavanderia Shultz ed il macello comunale. 3) Sollecitazioni alI'ARUSIA affinché assuma iniziative concrete per lo studio delle possibilità di utilizzazione dei fanghi di risulta dalla depurazione come ammen­dante del compost organico proveniente dal trattamento dei rifiuti solidi urbani della discarica di Pietramelina per ottenere concime naturale come opzione alternati­va all'uso smodato del concime chimico.In tal modo ci si avvicinerebbe, almeno a livello di stu­dio di fattibilità, allo schema di utilizzazione ideale prima delineato. Da notare che l'inquinamento delle falde da nitriti e nitrati, deriva in larga misura da fertilizzanti.Le dighe di Valfabbrica e Montedoglio-Quale uti­lità? Una ulteriore necessità, in tema di corretto impiego della risorsa acqua, sarebbe quello di verificare, in ter­mini di più rigorose valutazioni economico agrarie, ed alla luce delle nuove prospettive emergenti dall'ingresso di altri dieci paesi nella Comunità Europea, entro quali limiti il vecchio programma irriguo dell'Ente Vai di Chiana conserva ancora la sua validità. C) I programmi del passato-senza futuro? È noto infatti che tale piano prevedeva l'irrigazione su circa 80.000 ettari regionali, ivi comprese molte pendici collinari, a cui erano destinati circa 240 milioni di me. d'acqua, e che su tale schema si stanno costruendo le prime opere di adduzione, in collegamen­to con gli invasi già realizzati del Chiascio e di Montedoglio.Il piano risale alla seconda metà degli anni sessanta, quando la situazione economico sociale del paese era molto diversa e, soprattutto, erano lontani da noi i pro­blemi, anche agricoli, della globalizzazione e dello svi­luppo tecnologico, che potrebbe portare ad inediti eventi di sopra produzione derivanti dall'impiego su larga scala di organismi geneticamente modificati.In tale situazione è molto probabile che il piano abbia perduto almeno una parte della sua validità, soprattutto in relazione alla mancanza di mano d'opera e di capi­tali privati necessari a sostenere le trasformazioni irri­gue ed alla prospettiva, ormai quasi sicura, di riduzione del sostegno comunitario per molte coltivazioni irrigue tipiche regionali (tabacco, mais, coltivazioni erbacee necessarie all'allevamento).Sorge inoltre l'ineludibile necessità di stabilire il ruolo del settore agricolo in una Regione in cui l'attivitàagricola (professionale e competitiva) può essere prati­cata solo in alcune aree ove l'esistenza di una struttura fondiaria di sufficiente ampiezza può consentire l'im­piego di tecnologie adeguate, ivi compresa l'irrigazione. Nelle altre aree la stessa attività e quella forestale dovrà essere incentivata e pubblicamente sostenuta per motivi ambientali e di tutela del territorio.In queste condizioni la riduzione delle necessità irrigue è molto probabile e concreta. Di tale circostanza occorre prendere assoluta, tempestiva e coraggiosa consapevo­lezza in modo da destinare gli ingenti volumi idrici che si rendono disponibili ad altre più concrete utilizza­zioni, compresa quella di addurre le acque del bacino del Tevere nel Lago Trasimeno. Un'idea questa già accompagnata da studi e progetti seri, ad iniziare dagli anni Cinquanta.Altrimenti, gli ingenti investimenti fatti per le dighe, nonché quelli in corso di esecuzione per le adduzioni verso le zone potenzialmente irrigabili potrebbero esse­re, come è ragionevole temere, delle nuove cattedrali nel deserto.L'auspicio è quello di sbagliare le previsioni per cui, sarebbe utile ricevere un' autorevole smentita corredata da qualche cifra riscontrabile tra i programmi di chi l'agricoltura l'esercita veramente e che però non sa più vivere senza incentivi nemmeno con l'acqua offerta in regalo.

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(QUI e QUI potrete trovare altro materiale).

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