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CAMPAGNA DI SOTTOSCRIZIONE DELL’ISTANZA POPOLARE PER LA RISOLUZIONE DELLA CONVENZIONE DI AFFIDAMENTO DEL SERVIZIO IDRICO A UMBRA ACQUE SPA

Via del Lavoro 29

Sede Comitato Umbro Acqua Pubblica

12 e 13 giugno 2011 Vittoria del referendum contro la privatizzazione dell’acqua! 12 e 13 giugno 2017 i cittadini /utenti chiedono la risoluzione della convenzione con Umbra Acque SPA!

A 6 anni dalla vittoria del referendum contro la privatizzazione dell’acqua, constatiamo il fallimento del modello di gestione privata del servizio idrico, iniziata nel 2003, quando i comuni degli ex ATI 1 e 2 dell’Umbria hanno affidato la gestione del servizio idrico a Umbra Acque SPA, partecipata dalla multinazionale ACEA SPA e quindi dalla francese SUEZ, perché la gestione totalmente pubblica era costosa, corrotta e inefficiente.

Oggi abbiamo l’ulteriore conferma del totale fallimento del modello privato di gestione!

Dal piano tariffario del SII periodo 2016-2019 infatti si deduce che la gestione privata del servizio idrico produce grandi profitti per le multinazionali (ACEA-SUEZ) a scapito degli utenti, come si può vedere dal dossier elaborato dal comitato umbro acqua pubblica (link).

Bollette rincarate, canoni non pagati ai comuni (€ 12.640.006 da relazione tariffe)  investimenti non realizzati (€ 59.525.518 dall’esito dei controlli pubblicati dall’ATI) comunque pagati nelle tariffe, aumento delle perdite nelle reti.

Tutto finalizzato all’aumento dei profitti per il gestore!

Un modello di gestione che porta all’aumento dei costi a carico degli utenti e all’impoverimento delle infrastrutture e che, inoltre, è sempre più lontano dalle esigenze degli utenti che, per usufruire di un bene di prima necessità come l’acqua, possono relazionarsi solo con i call center, sia per problemi contrattuali che di fatturazione. Infatti diminuiscono gli sportelli aperti al pubblico insieme ai dipendenti con i quali gli utenti possono interloquire.

Cosa ci ritroveremo alla scadenza della concessione nel 2027?

Dobbiamo uscirne prima!

In occasione dell’anniversario della vittoria referendaria il Comitato Umbro Acqua Pubblica avvia la campagna di sottoscrizione ”istanza popolare di risoluzione della convenzione di affidamento del servizio idrico a Umbra Acque SPA” con la quale i cittadini/utenti potranno dire a Sindaci e amministratori di prendere atto quanto prima di questo fallimento, di procedere alla risoluzione della Convenzione con Umbra Acque SPA e tornare ad una gestione pubblica e partecipata dalle comunità locali.

Come fare per firmare?

Contatta il comitato:

-ai numeri di cellulare 333.7826433, 338.1912990, 338.4611681

-tutti i mercoledì dalle 17,30 alle 19,30 a Perugia in via del Lavoro 29, tel. 075. 5057404

via e_mail: acquapubblicapg@gmail.com

-scarica il modulo in A3 direttamente dal blog del comitato e fallo firmare ai tuoi amici:

modulo raccolta firme istanza di risoluzione convenzione

 

 

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NON SONO I PADRONI DELLA TERRA: BLOCCATI I LAVORI DELL’ACQUEDOTTO MAGNA-MAGNA NASCE LA LIBERA REPUBBLICA DEL NERA

A Precetto 3 giorni di campeggio e iniziative contro l’acquedotto

Procedono senza sosta i lavori del nefasto acquedotto della Valnerina costoso inutile e dannoso.

Per discutere sulle forme di lotta e mobilitazione il coordinamento no acquedotto per la difesa del Nera aveva organizzato per stamattina 30 maggio un’assemblea e due giorni di mobilitazione e festa presso l’orto collettivo Neraviglioso, uno spazio libero e coltivato collettivamente in maniera biologica e naturale.

Senza alcun preavviso alla proprietaria dell’orto Neraviglioso stamattina le ruspe del SII hanno tentato di violare lo spazio libero e coltivato per continuare i lavori di interramento dei tubi che attraverseranno per 34 chilometri il territorio, violando la Valnerina. Le persone presenti hanno deciso di iniziare a presidiare il terreno ed impedire la violazione di uno spazio privato coltivato e vissuto collettivamente.

Si è poi deciso di opporsi alle ruspe del SII almeno per i prossimi giorni per ribadire che non esistono padroni assoluti dei nostri territori che possono decidere, senza preavvisi, di entrare nei terreni e devastare quello che si trovano davanti con le ruspe ed i macchinari.

Neraviglioso in questo momento è stato rinominato “libera repubblica del Nera”, con decine di tende collocate nel territorio, musica, discussioni, lettura di poesie e brani, proiezioni di video.

Richiamandosi all’esperienza della porta del sol a Madrid o di Jersey park di New York si lanciano tre giorni di accampata collettiva invitando tutti coloro che hanno una tenda, fantasia e creatività a partecipare a questa esperienza ch si oppone ai gruppi economico-finanziari, in questo caso una partecipata come il SII, che tentano di sfruttare i territori, le risorse ed i beni comuni per i profitti privati per pochi.

Si contestano le presunte emergenze, da quella idrica all’allarme trielina dell’anno scorso sino all’ultima di Terni Nord che nella narrazione proposta dal SII legittimerebbero l’opera inutile e dannosa.

Si ribadisce l’assurdità di immettere a Pentima in un acquedotto colabrodo le acque pure della valnerina, che dovremmo preservare per le generazioni future. Ricordiamo che le perdite dell’attuale acquedotto gestito da anni dal SII sono quasi al 50%, vuol dire che si perdde e spreca quasi metà dell’acqua prima che arrivi ai nostri rubinetti.

Oltre al fatto che l’opera è dannosa al territorio l’acquedotto è sin ora senz’acqua perché contraddicendo i progetti presentati dal SII e come avevano previsto i geologi del Coordinamento Noacquedotto- sono secchi i pozzi scavati a Terria sopra la discarica dei rifiuti di Ferentillo con pericolo di contaminazione della falda profonda.

Dannosa alla popolazione perché gli oltre 17,5 milioni di euro che rappresentano il costo iniziale dell’opera saranno pagati direttamente (in bolletta) e indirettamente (con soldi pubblici) da tutti per garantire i profitti dei soliti noti.

Per questi motivi invitiamo tutti ai tre giorni della libera repubblica del Nera, portando la fantasia, la rabbia e la creatività per contrastare le logiche predatorie che sono dietro e dentro l’acquedotto magna-magna.

Neraviglioso: https://www.facebook.com/Neraviglioso-1000594546683338/?fref=ts

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25 aprile festa della liberazione

Il 25 aprile 1945 gli italiano hanno liberato il paese dal nazi-fascismo, l’epoca della dittatura, dove con la violenza si voleva mantenere l’autorità ed i privilegi delle oligarchie sulle spalle della gente che doveva lavorare e stare zitta.

Oggi esiste un’altra forma di autoritarismo e di potere, quello che si esprime attraverso la concessione o meno di ciò che è fondamentale per la vita e che rappresenta un diritto universale: l’acqua.

L’acqua, indispensabile alla vita umana, è di tutti gli essere viventi e nessuno può appropriarsene e decidere se concederla o meno.

Nel 2011 il popolo italiano ha votato contro la privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici, per riaffermare questo principio, ma ancora oggi la voce del popolo non viene ascoltata.

Infatti le multinazionali, all’interno dei gestori locali (come la francese SUEZ presente all’interno di Umbra Acque spa attraverso ACEA), hanno il potere di aprire e chiudere i rubinetti decidendo della vita delle persone.

Questo lo manifestano senza problemi aumentando le tariffe a loro piacimento e staccando il servizio, a volte anche senza preavviso, a chi anche per gravi motivi non riesce a pagare la bolletta.

Tutto questo avviene con il consenso dell’AEEGSI che non prevede nessuna sanzione per i gestori inadempienti, come ad esempio Umbra Acque spa, che ad oggi ha realizzato poco più della metà degli investimenti previsti nel piano d’ambito e ha debiti nei confronti dei comuni per decine di milioni di Euro.

Liberare l’acqua e le nostre vite dalle oligarchie economiche e finanziarie è possibile, togliendola dalle mani degli sfruttatori delle risorse e dalla logica del profitto, che continueremo a contestare fino a tornare ad una gestione pubblica e partecipata dai cittadini, nel rispetto dei più elementari principi di democrazia.

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ACQUA MENO UMBRA E PIÙ ACEA!

Molti utenti dell’ATI 1 e 2 Umbria si stanno chiedendo come mai dall’inizio dell’anno non è ancora arrivata la bolletta dell’acqua, anche per il timore di vedersi recapitare un’altra “stangata”.

Tranquilli la stangata arriverà!

Da quest’anno noi utenti di Umbra Acque spa siamo entrati a far parte della gestione centralizzata del programma ACEA 2.0. Il programma consiste nella centralizzazione dell’attività amministrativa (fatturazione, contratti, reclami etc) e dell’attività di amministrazione delle manutenzioni (segnalazione guasti e squadre manutentive) riferite agli utenti delle tre regioni del centro Italia (Toscana, Umbria e Lazio) dove ACEA spa è presente come socio privato.

Infatti le prossime fatture che arriveranno avranno un nuovo codice utente e una nuova numerazione, oltre naturalmente all’aumento della tariffa. Il programma ACEA 2.0, secondo la rivista “Milano finanza”, consentirà alla multinazionale di guadagnare circa 90 mil. di Euro. Grazie a questa implementazione, ACEA spa chiude il 2016 con un incremento dell’utile del 49,9% rispetto al 2015 (vds QFinanza on line ) e la quotazione delle sue azione aumenta del 2,78%.

Nel frattempo la bolletta 2017 arriverà con un aumento del 12,1 %, aumento che non corrisponde all’efficienza così propagandata da ACEA spa, anzi tutt’altro:

– gli stessi controlli degli ATI 1 e 2 (fino al 2014) hanno infatti rilevato che dall’affidamento del 2003 Umbra Acque spa (leggasi ACEA spa, quindi SUEZ) non ha mai rispettato i piani d’ambito, dove era prevista la realizzazione di investimenti per € 146.513.621, invece ne sono stati realizzati solo € 85.541.026. Non a caso infatti aumentano le perdite nelle reti, arrivando a superare il 50% dell’acqua immessa, e aumentano anche i costi di trasporto autobotti con la scusa della siccità;

– il problema depurazione, dovuto alle procedure di infrazione europea che interessano l’Umbria, per la mancata realizzazione di collettamenti fognari e depuratori adeguati, escludendo i piccoli agglomerati fino a 2000 abitanti dove non c’è l’obbligo. A fronte di ciò, gli utenti non serviti da impianti di depurazione, che non devono pagare il canone in bolletta, sono stati rimborsati parzialmente, mentre gli abitanti dei palazzi dotati di fossa imhoff pagano 2 volte: il canone di depurazione e lo spurgo autonomo dei reflui;

– negli ultimi anni Umbra Acque spa ha maturato debiti nei confronti dei comuni per €. 12.640.006 a causa del mancato pagamento dei mutui, accesi dagli stessi comuni, per costruire le reti e gli impianti prima dell’affidamento, ai quali questi ultimi comunque devono far fronte con le tasse pagate dai cittadini;

-tra il 2007 e il 2008, proprio all’inizio della crisi economica, Umbra acque spa ha contratto dei finanziamenti coperti da titoli derivati per € 33.400.000, vincolandoli ad un tasso fisso in media di oltre il 5% all’anno, quando i tassi variabili sui mutui negli ultimi anni sono scesi quasi allo zero.

In sintesi, ACEA spa aumenta le quotazioni di borsa e fa enormi profitti;

Non paga il dovuto ai Comuni;

Non rimborsa completamente il canone di depurazione;

Fa investimenti finanziari sbagliati;

Tutto questo pagato dai continui rincari delle bollette!

E’ arrivato il momento che Amministratori e Sindaci rispettino quanto stabilito con i referendum del 2011 e tornino alla gestione del servizio idrico pubblica e partecipata dai cittadini.

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24 febbraio tutte/i a Ferentillo: NO ALL’ACQUEDOTTO SCHEGGINO-PENTIMA

COORDINAMENTO NO ACQUEDOTTO PER LA DIFESA DEL NERA

I POZZI DELL’ACQUEDOTTO SONO SENZA ACQUA fermiamo i lavori: manifestazione a Ferentillo il 24 febbraio

. Ora siamo di fronte al paradosso, all’assurdo: stanno costruendo 34 km di acquedotto che attraversa la Valnerina, i parchi naturali, la cascata delle Marmore e nei pozzi l’acqua non c’è, i fatti smentiscono le dichiarazioni: non hanno trovato l’acqua prevista nonostante le perforazioni e la colata di cemento riversata a Terria.

Il coordinamento ha chiesto al SII i dati del monitoraggio del CNR ma il 2 febbraio il SII ha risposto che non è nelle sue disponibilità (chissà perché?); abbiamo fatto richiesta direttamente al CNR e appena avremo i dati li renderemo pubblici, ma ad oggi sappiamo che nei pozzi scavati e previsti l’acqua non c’è , che siamo di fronte ad un acquedotto senza acqua, che i fatti starebbero dimostrando quello che abbiamo sempre denunciato.

Tutto questo oltre al fatto che i lavori sono stati concessi in house , per più di 17.000.000,00 di euro, senza gara di appalto al socio privato del SII e siamo in attesa dei risultati delle indagini della Procura, nel cui operato continuiamo a confidare.

Oltre al fatto che il fabbisogno di acqua a Terni è gia completo e non è necessario alcun ulteriore apporto idrico e considerando che quasi il 50% dell’acqua distribuita dal SII si perde prima di arrivare ai rubinetti.

Oltre al fatto che abbiamo le bollette più salate dell’Umbria e tra le più care d’Italia.

Oltre al fatto che i costi dell’inutile opera sono a carico degli utenti, mentre i profitti se li spartiscono i gestori.

Per questo è necessaria una risposta popolare di massa per bloccare i lavori. Fermiamo il “mostro”, il serpente velenoso di cemento e ghisa che morde in profondità e che si srotola lungo la Valnerina. Difendiamo il territorio, la nostra storia e il nostro futuro, non ci arrenderemo!

INVITIAMO TUTTI IL 24 FEBBRAIO ALLE 15 AL PRESIDIO DAVANTI AL CANTIERE, A FERENTILLO, PER CHIEDERE LO STOP DEI LAVORI.

La manifestazione inizierà con un’assemblea alle ore 15:00: Il percorso del corteo

partenza a Ferentillo/Matterella (Campanile di S. Maria) in via della Vittoria c/o giardini pubblici, proseguirà verso il Comune e via Roma. Successivamente attraversamento S.P. 209 , via della circonvallazione, via Mazzini, via delle macchie sino al cantiere dell’acquedotto Terria-Pentima dove si terrà un presidio piazza pubblico presidio dalle ore 15 alle 18, davanti al cantiere in località.

Coordinamento per la difesa del Fiume Nera

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ACEA spa cresce in Umbria e nel centro Italia

acqua_privataL’espansione di ACEA spa, già proprietaria di Umbra Acque spa per il 40%,  riguarda anche l’Umbria con l’acquisto della quota privata del SII di Terni, il 100% di Severn Trent Italia per € 400.000 che partecipa all’interno del gestore con il 64% di Umbriadue Servizi Idrici e dell’80% di Iseco, dal Gruppo Severn Trent Plc.

Già la primavera scorsa aveva manifestato questa l’intenzione  nonostante il comune di Roma abbia il 51% del capitale sociale, il restante 49% è in mano ai privati tra cui la GdF Suez, la multinazionale dei servizi che da anni domina il mondo insieme a VEOLIA ed è primo operatore nel settore idrico in Italia (il settore dell’acqua rende molto bene!)
Nonostante all’epoca della candidatura,  il sindaco del Movimento Cinque-Stelle Virginia Raggi, dichiarò che se fosse stata eletta avrebbe cambiato i vertici aziendali e  le strategie di business delle reti idriche «perché con l’acqua, come si sono dichiarati i cittadini con i referendum, non si possono fare profitti», tanto da causare una piccola bufera di borsa, subito rientrata,  oggi i piani si fanno più chiari. Dopo la vendita delle quote di Caltagirone a SUEZ che passa da una proprietà del 12,4 al 23,33 %,  il   neo assessore alle partecipate nominato dalla Raggi, Colomban, ha dichiarato che  ACEA è il fiore all’occhiello del comune e continuerà ad esserlo aumentando fette di  mercato. Oggi è ufficiale: ACEA ha  acquistato le quote private del  SII di Terni, il 100% di IDROLATINA spa , società all’interno di Acqualatina spa, il 19% delle  quote  della GEAL spa, gestore di Lucca.
Il voltafaccia del movimento 5 stelle è chiaro, ma non ci sorprende la passività degli organi della regione Umbria e del Comune di Terni, che invece di favorire ACEA avrebbero potuto ricomprare loro le quote e piuttosto che favorire la  politica espansionistica del Sindaco Raggi. Ma di fronte alle  oligarchie economiche e finanziare la politica è sempre unita!
L’espansione di ACEA si consolida anche dal punto di vista della tecnologia digitale con il programma  software Acea 2.0,  che sfrutta le soluzioni  del gruppo tedesco Sap. Il programma consente di gestire a livello centralizzato le utenze, le reti, gli impianti e il  lavoro dei dipendenti. Una trasformazione, tra le prime in tutta Europa per dimensioni, che a fine piano dovrebbe portare ad ACEA profitti  per 90 milioni di euro. Ma questo costerà  agli utenti di Umbra Acque, a partire  dalle bollette  del  2016, €  768.065 per manutenzione hardware e del programma SAP ed € 150.000 per l’avvio del sistema!!

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ACQUEDOTTO SUL NERA: DOPO l’ESPOSTO DEL COMITATO INTERVIENE IL MINISTERO DELL’AMBIENTE PER VERIFICARE LA REGOLARITA’ DELL’AFFIDAMENTO DEI LAVORI

le vie dell'acqua del fiume Nera (laboratorio scienze della terra comune di Spoleto)

le vie dell’acqua del fiume Nera (laboratorio scienze della terra comune di Spoleto)

da laboratorio di scienze della terra del comune di Spoleto

da laboratorio di scienze della terra del comune di Spoleto

                                                                                                                                 

IL COMITATO CHIEDE LA IMMEDIATA SOSPENSIONE DEI LAVORI

IL DIRETTORE GENERALE PER LA SALVAGUARDIA DELL’AMBIENTE DEL MINISTERO DELL’AMBIENTE CHIEDE INFORMAZIONI AL SII E ALLA REGIONE UMBRIA SUL RISPETTO DELLE NORME

Dopo l’esposto presentato ad Agosto -tramite l’avvocato Valeria Passeri- dal “COMITATO NO ACQUEDOTTO” Continued…

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1° LUGLIO: SERATA ACQUA al CIRCOLETTO

SERATA PER L’ACQUA PUBBLICA
Venerdi 1° Luglio 2016
CIRCOLO ISLAND
Via Magnini – Fermata Minimetro Madonna Alta Pg

Ore 19,30: Cena “dall’orto al piatto”
a sostegno del
Comitato Umbro Acqua Pubblica
per le spese legali

Ore 22: proiezione del film
“Un pullman, i burattini e dei sognatori”
di Fausto Carloni
Viaggio di un gruppo di artisti dall’Umbria al Burkina Faso
Sara presente l’autore

Locandina da diffondere:     serata ACQUA 1 luglio CIRX

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BOLLETTA ACQUA: PRESENTATO IL RICORSO CONTRO LE PARTITE PREGRESSE!

CAROBOLLETTAGrazie alla campagna di autofinanziamento lanciata ad ottobre u.s., siamo riusciti a presentare il ricorso straordinario al Capo dello Stato contro le famigerate delibere dell’ATI1 e 2 che stanno comportando ingenti aumenti delle bollette dell’acqua.

Si tratta di 5,2 milioni di € di conguagli, deliberati dall’Assemblea dei Sindaci (ATI 1 e 2),

inseriti in 6 rate a partire dalle bollette di agosto di Umbra Acque spa, che incidono dal 5 al 7% circa della fattura, a seconda dei consumi, metodo che continua a colpire, tra l’altro, in particolare le famiglie numerose.

Numerosi cittadini hanno voluto contribuire alle spese di questo ricorso per l’assurdità delle motivazioni di questi aumenti: i costi del servizio idrico 2003-2011, rendicontati dal gestore, sono inferiori a quelli pianificati (dati relazione all. b – delibera ATI2 9/2015 e ATI1 6/2015) e la differenza di € 15,4 milioni, comunque imputata nella tariffa di quegli anni, per oltre 11 milioni di € è dovuta ad investimenti non realizzati.

Senza dimenticare che in tariffa è compresa anche la quota di profitto (Remunerazione del Capitale Investito) di oltre 28 milioni di €., che i cittadini hanno abrogato con i due referendum del 2011 a tutt’oggi mai applicati.

In attesa degli esiti del ricorso centinaia di utenti stanno decurtando dalle bollette di Umbra Acque spa le partite pregresse, la remunerazione del capitale investito abrogato dal referendum del 2011 e l’adeguamento del deposito cauzionale, ricalcolato dal gestore, ma che gli utenti hanno già regolarizzato alla sottoscrizione del contratto.

Per informazioni il comitato può essere contattato via e_mail: acquapubblicapg@gmail.com, di persona o al tel. fisso 075. 5057404, tutti i mercoledì pomeriggio in via del Lavoro 29 a Perugia dalle ore 17,00 alle 20,00, o chiamando ai cellulari Elisabetta (3337826433), Michel (3381912990) e Massimo (3384611681).

 

Rassegna stampa: messaggero 3 genn
articolo umbria jurnal
umbrialeft
UmbriaON
giornale dellumbria
Bolletta dell acqua la nazione umbria
TG3 RAI 3 dic dal minuto 10
TG3 RAI 4 dic dal 13 minuto

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Acqua, referendum tradito. Gli “obbedienti civili” di Arezzo si tagliano la bolletta. E l’azienda toglie le forniture

immagineiniziativa maggio Da ” il fatto quotidiano”
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/13/acqua-referendum-tradito-gli-obbedienti-civili-di-arezzo-si-tagliano-la-bolletta-e-lazienda-toglie-le-forniture/2622598/

“Paghiamo solo il dovuto per legge, rispettando l’esito delle consultazioni del 2011”, sostengono i comitati che si oppongono allo sfruttamento dei beni comuni per fare profitti. Ma la utility Nuove Acque, partecipata da Mps e Etruria, di cui sono soci anche i Comuni, la francese Suez e la romana Acea, è passata al contrattacco. Partito esposto alla Procura e ricorso d’urgenza per chiedere il ripristino
di Andrea Palladino | 13 aprile 2016
Quel referendum tradito ad Arezzo non lo hanno mai mandato giù. Quando con il governo Monti apparve chiaro che i 27 milioni di voti contrari alla privatizzazione dell’acqua espressi dagli italiani nel 2011 erano carta straccia, in migliaia – organizzati in comitati di cittadini – hanno iniziato una silenziosa battaglia civile. In una città simbolo, crocevia dove si sono incontrati accordi politici e profitti privati, laboratorio di quel modello di gestione di acqua e rifiuti che ancora oggi domina in gran parte del paese. Era il 1999, diciassette anni fa, e proprio qui iniziò l’onda lunga delle privatizzazioni. Gli acquedotti funzionavano bene, l’acqua era di qualità, i prezzi contenuti. Un boccone ghiotto per le grandi multinazionali del settore. Scesero in campo i colossi internazionali: in prima fila Suez – oggi Gas de France – in cordata con i player nazionali. E quelli locali che contano.
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Oggi la quota privata del gestore Nuove Acque (il 46,16% delle azioni) è in mano ai francesi, alla romana Acea e alle due banche simbolo del sistema Toscana, Mps e Banca Etruria. E qui si incrociavano – e spesso scontravano – le due anime del Partito democratico, con un Matteo Renzi sindaco di Firenze apparentemente schierato per la gestione pubblica e l’anima industrialista dei bersaniani legata al modello delle società per azioni miste. Il referendum qui metteva in discussione il sistema consolidato di poteri dove la politica si mescola con le banche e le multinazionali.

Il voto tradito e la ‘obbedienza civile’ – Il referendum del 2011 aveva abolito quello che i comitati cittadini hanno sempre ritenuto essere il vero grimaldello della gestione privata, la “remunerazione del capitale investito”. Una quota del 7% garantita per legge, tutta a carico degli utenti. Dopo il voto nulla è cambiato. Quella percentuale abrogata dal referendum è stata di fatto reintrodotta, giustificandola in sostanza come copertura dei costi. Una strategia anticipata da una serie di pareri chiesti dalla romana Acea subito dopo il referendum, affidati allo studio dell’avvocato Giulio Napolitano, figlio dell’ex presidente della Repubblica, come aveva rivelato ilfattoquotidiano.it nel novembre del 2011. Da Arezzo – la città storica del sistema privato – è partita la protesta, quando è apparso chiaro che nulla sarebbe cambiato. La chiamano “obbedienza civile”, perché “noi obbediamo al risultato del referendum”, spiega Lucio Belloni, figura storica dei comitati per l’acqua pubblica in Italia. “Ricalcoliamo le bollette, individuando la percentuale che nasconde quella remunerazione abolita dal referendum ma mantenuta dai governi fino ad oggi, e paghiamo solo il dovuto per legge”. Quel numero che il voto popolare aveva eliminato vale il 13% della bolletta: un’autoriduzione che un migliaio di famiglie in provincia di Arezzo applicano da ormai quattro anni.

Il gestore taglia l’acqua – Fino ad oggi la battaglia era andata avanti sui binari delle carte e dei ricorsi. Da un paio di settimane qualcosa è cambiato. Il gestore Nuove Acque ha deciso di passare alla maniere forti, tagliando i tubi agli “obbedienti civili”. Fino a oggi una decina di famiglie è rimasta senza acqua, con la temperatura che inizia a crescere. Tutte hanno sempre pagato quella quota ritenuta legittima (ovvero la parte rimanente tolta la percentuale del capitale investito abrogata dal referendum) e non si sono mai sentite morose: “Abbiamo subito presentato un esposto alla Procura della Repubblica – spiega Belloni – e un ricorso d’urgenza ex articolo 700 al giudice civile. Abbiamo sempre portato la nostra battaglia nelle sedi istituzionali e continueremo a farlo”.
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La solidarietà dei comitati cittadini mostra una parte dell’Italia preziosa. Davanti alla casa di una coppia con bambino rimasta senza acqua è stato piazzato un camper: “Almeno possono farsi una doccia, in attesa di una decisione da parte dei tribunali”, spiegano gli attivisti. Poi ogni mattina arriva la staffetta, con le taniche d’acqua. Le scaricano davanti al portone, prendono quelle vuote, parlano a lungo con i vicini disposti a fornire a loro volta quell’acqua tagliata dall’azienda: “Ora ci organizzeremo con un tubo di gomma. E dato che noi siamo ‘obbedienti civili’, metteremo anche il contatore sul tubo, così la famiglia potrà pagare al vicino la sua quota di acqua”. Da queste parti sanno perfettamente qual è il valore del bene comune. Ogni frazione, ogni piccolo paesino ha un gruppo di referenti dei comitati aretini per l’acqua pubblica, una sorta di rete nata dopo la privatizzazione. Una faccia della politica paradossale: scomparsa dalle istituzioni, forte sui territori.

Il modello ‘Giglio magico’ – La Toscana rappresenta il lato più politico della ormai lunga battaglia sui beni comuni. “E’ il laboratorio nato e cresciuto qui, tra Arezzo e Firenze, e che oggi governa il paese”. La traccia più simbolica appare nella minuscola Laterina, città a pochi chilometri dal capoluogo. Una famiglia di “obbedienti” mette in bella vista sul tavolo della cucina le tante fatture autoridotte dopo il referendum tradito. Bollette decisamente pesanti. “Lo sa che questo è il paese della Boschi?”, chiede il capofamiglia, un anziano aretino Doc. “Io li conosco bene i Boschi, sono di Laterina. E sono uno di quelli che ha perso i soldi con Banca Etruria”, prosegue animandosi. Il nome della ministra i comitati acqua pubblica lo conoscono da tanto tempo. Sedeva nel consiglio di amministrazione di Publiacqua, il gestore fiorentino partecipato da Acea, che governa l’ambito idrico più importante della regione. A presiedere la principale società mista toscana c’era, fino a poco tempo fa, un altro nome chiave del giglio magico renziano, Erasmo D’Angelis, oggi direttore dell’Unità. E a capo del consiglio di amministrazione fino al 2014 c’era Alberto Irace, oggi amministratore delegato di Acea.

“Quando iniziammo la campagna per l’obbedienza civile – spiega Lucio Belloni – Irace e D’Angelis ci hanno voluto incontrare, scherzavano, ridevano, a parole erano per l’acqua pubblica”. Irace di acqua è uno che se ne intende. E’ stato responsabile per il gruppo Acea di tutta la Toscana dal 2010, proveniente da un’altra area controllata dalla multinazionale romana, il sarnese-vesuviano. E’ l’uomo chiave della principale spa che gestisce gli acquedotti in Italia, con circa sei milioni di utenze e un bilancio con centinaia di milioni di “remunerazione del capitale investito” accumulati negli anni. La Toscana ha rappresentato anche il laboratorio delle grandi intese economiche con la Francia. Nel 2008 l’Antitrust divulgò un documento riservato trovato nel corso di una istruttoria sul settore acqua: “C’era una frase che non posso dimenticare: ‘Utilizzare Acea come braccio armato di Suez per l’acqua in Italia’”, ricorda Lucio Belloni. Ed è dalla scuola francese che arriva quel modello di società miste lanciato dal laboratorio di Arezzo e Firenze, poi seguito dal Lazio.

Renzi, “rispettare il voto”. Anzi no – Pochi giorni dopo il referendum del giugno 2011, l’allora sindaco di Firenze Matteo Renzi aveva le idee chiare sulla conseguenza di quel voto: “Al di là delle interpretazioni politiche il referendum ha dato dei risultati concreti e credo che sia giusto verificare se ci sono le condizioni tecniche ed economiche per rientrare il possesso del 40% di Publiacqua”. E ancora, nel febbraio del 2014, assicurava che “i risultati del referendum devono essere rispettati”. Era l’epoca della rottamazione, quando il nemico era la parte bersaniana del partito, vero pilastro politico (rappresentato soprattutto da Massimo D’Alema) che ha sempre sostenuto la presenza dei privati nella gestione dell’acqua. A quelle parole non seguì nessun fatto, anzi. In Parlamento è arrivata – con Renzi a palazzo Chigi – la legge d’iniziativa popolare presentata due anni prima del referendum, che doveva rappresentare il nuovo corso scaturito dal voto popolare. Il testo è uscito stravolto dalle commissioni, soprattutto su un punto: ai gestori quella quota di remunerazione del capitale – abrogata dal secondo quesito referendario – va garantita in ogni caso. I comitati di Arezzo non sono sorpresi, gli uomini del giglio magico renziano li conoscono da tempo: l’unica risposta che hanno ricevuto di fronte alla loro ‘obbedienza civile’ è il taglio dei tubi dell’acqua.

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